Esiste un gioco in cui si chiede a dei bambini di fare uno scarabocchio
su un foglio. Una serie casuale di linee e curve, senza ordine.
Appena finito di fare lo scarabocchio, ai bambini viene preso il foglio e
viene dato a un pittore, che ha tre minuti di tempo per trasformare lo
scarabocchio in un disegno.
In tre minuti quelle righe a caso, quei punti, quei tondi, vanno sempre
a posto, in ordine, e tutto quello che sembrava brutto e a cui non eravamo
riusciti a trovare un perché, di colpo, sotto le mani del pittore, prende
senso.
Non è un caso. Il pittore riesce sempre a convertire gli scarabocchi in
un disegno.
Ogni volta diverso. Ogni volta bellissimo.
Mi piace pensare che Dio sia come quel pittore.
Noi ne avevamo tanti di scarabocchi: le cose più brutte che abbiamo
pensato, quelle che ci hanno fatto soffrire, le urla dalla mansarda, le
litigate, i momenti in cui non ci siamo capiti, i nocchini, i bernoccoli, i
brillanti persi e dispersi, i morbi, le sigarette, le malattie, i silenzi.
Li abbiamo consegnati tutti. E dietro, dietro a quello che non aveva
senso, hanno fatto capolino gli occhi azzurri del babbo, la sua onestà, lealtà, i suoi
uccellini disegnati, la testa da mostro fatta con il cartone del Pandoro, il
suo fischiettare.
Dietro a quello che non aveva senso, ha fatto capolino un capolavoro che
noi ancora non riusciamo nemmeno a immaginare.
Signore, ti preghiamo per questo. Perché Tu tenga stretti tutti i nostri
scarabocchi e ci faccia vedere come da quello che non capiamo possa nascere
davvero un capolavoro.
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