Il mese di maggio da un punto di vista immobiliare è stato un disastro. E dal momento che sembra impossibile che io e Albe ci muoveremo mai dalla nostra intima dimora, cerchiamo di vedere i lati positivi del clima vecchiamilano, casadiringhiera, un po' ozpetek, un po' pop, un po' anarchico. Che vi devo dire. Sarà destino che si debba rimanere ancora là. Sembra che lo abbia capito anche il mio amico trans che mi ha iniziato a chiamare Gioia.
Comunque ieri ho assistito a una scena godibilissima che ha molto da insegnare sulla natura dell'uomo e che mi ha parzialmente (parzialmente ho detto) tirato su.
Protagonista
la nostra Camomilla, la bambina dei vicini. Se vi siete persi qualche post, ricapitolo le puntate precedenti. I nostri vicini sono una simpatica coppia di sbazzoni che potrebbero rispondere senza problemi al dubbio che affligge opinionisti, politici, giornalisti, gente coltissima & co. Il comunismo esiste? Certo che esiste, risponderebbero loro che in passato vagavano di porta in porta vendendo lotta comunista e che oggi, non avendo più l'età e la pazienza, si accontentano di offrire te e acqua ghiacciata alle nuove leve.
Bene. Alla loro figlia (perdonate il termine borghese) però deve essere sfuggita una delle lezioni sui fondamentali.
Mercoledì pomeriggio. Madre di Camomilla più amiche chiacchierano a piedi nudi e occhi semichiusi sul ballatoio, parlando di pace, asparagi bio, parto naturale in casa e posizioni yoga quando un urlo interrompe la quiete di un pomeriggio very radical. È Camomilla, fino a pochi istanti prima, intenta a giocare con altre due bambine very radical. Tutti si precipitano fuori: cosa mai avrà turbato il suo spirito? Sarà il caldo, l'infelicità liquida, quelle relazioni appena abbozzate e già così convenzionali, sarà la merenda - orribile merendina industriale -, sarà mica il Papa che sta per arrivare a Milano per la - horribile dictu - festa delle famiglie? Tutti si avvicinano alla piccola, giustamente turbata, turbatissima e le chiedono:
"Camomilla, cos'hai?"
Sempre per chi si è perso qualche post: leggetevi Teletubbies, istruzioni per l'uso. Pensavo che Camomilla sapesse dire giusto: ciao-ciao (stile Teletubbies) e no-no (stile aspirapolvere dei Teletubbies). Sorpresa! Camomilla apre la bocca e urla:
"È mio! Mio! Mioooooo! Mioooo" additando l'amica che con aria sorniona le faceva ciao-ciao con la manina dall'altra parte del ballatoio con il SUO passeggino (con passeggero) e che di renderglielo non aveva chiaramente la minima voglia.
Parte una gara di democrazia spinta dalla quale ho raccolto solo qualche frammento: ma no amore le cose sono di tutti, non è tuo, ci giocate insieme, non te l'ha preso, lo sta usando, adesso te lo rende, vero che glielo rendi?, ma rendiglielo, ora glielo rende, ma non importa, ma certo che importa, le cose sono di tutti, vero Camomilla che sono di tutti, no Giuditta (NDA la seconda bambina) non si piange, con il passeggino ci giocate insieme, no, che fate? ferme, buone, no, no....
Le urla e i pianti hanno coperto il resto.
O andateglielo a dire alla Camomilla e alla Giuditta, vai, che la proprietà privata non esiste.
giovedì 31 maggio 2012
Proprietà privata
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