lunedì 26 luglio 2010

Crisi di identità

Appuntamento Lunedì 19, ore 8,31 davanti al Comune di Bagno a Ripoli.

Arriva Albe. Camicia - immancabile - celeste con le cifre, pantalone safari di lino beige, timberland modello barca ai piedi. Chicchissimo. Gli manca un fucile e una jeep e lo potrei portare direttamente a sparare ai leoni.
Arriva Saschia. Pantaloni rossi, maglietta a maniche corte "anti idols rule" con una maxi linguaggia americana davanti.
Sembriamo una liceale e un quarantenne. Vabbè che nessuno si scandalizza più di nulla, ma insomma, a volte gradirei mantenere un certo decoro. Darmi un tono.
Iniziamo la procedura delle pubblicazioni*. L'Istat ci domanda quale sia il nostro mestiere. Ma porca vacca, perchè non mi vesto mai seria in queste occasioni semi ufficiali?!
Il mio mestiere non mi aiuta. Rispondo: "Pubblicitaria".
La signora dell'Anagrafe mi guarda e - lo so - sta pensando: "Sì, ma di mestiere?".

Si apre nella mia testa, nel Sàrd Disk, il solito siparietto di quando devo spiegare che cosa faccio. Quando devo spiegare che non sono una grafica, nè una pittrice, non so disegnare e, meno che mai, sono una modella che le pubblicità le recita. Non ho fatto nessuna pubblicità di detersivi o dentifrici, come credeva mia nonna, Bruna la terribile. La verità è che sono in difficoltà. Scrivo? Penso? Sono strategica? Tattica? O semplicemente - che volgarité - un'operativa?
Signora, abbia pazienza, non glielo so spiegare nemmeno io quale sia il mio mestiere, ci crede?

"Ma pubblico o privato?"

La domanda mi riporta alla realtà. La signora, con tanta, tanta umanità, è andata avanti.
Questo, probabilmente, solo perchè ero la catechista di suo figlio.

Il prossimo che mi dice che la Grazia di Dio non esiste, gli punto Albe versione safari-in-kenya addosso. Carabina compresa.


S.

* Giuro che fonderò un partito, il MAPPP - Movimento anti panico per pubblicazioni - che abbia come unico scopo quello di tranquillizzare i promessi sposi presi dall'angoscia. I tre mesi di anticipo sono una bufala, anzi un bufalo, un'enorme bischerata insomma.

sabato 24 luglio 2010

Orrido amore



Domenica, giornata di torrentismo (canyoning, per i milanesi).

Sveglia a ore antelucane, ritrovo al prestigioso mercato ortofrutticolo di Novogrado, Firenze-Mare. Le macchine si perdono per ricongiungersi alla pasticceria Buralli, classico bar trasformato in “locale” per la saggezza di qualche anziano gestore, oggi probabilmente sotto terra. Dal bancone in finto marmo con specchi dietro al bancone, a riflettere qualche secolare, polverosa bottiglia di Punt-e-mes, alle sedie squadrate di pelle e lucide lampade di design. Look milanese, porzioni ancora beatamente lucchesi. Il bombolone trasuda crema, la brioche integrale -a quanto mi è parso di vedere- no.

Ci inerpichiamo per un’assurda salita, levitando sulla comunità civile, e lasciamo la macchina custodita da un gregge di pecore. Con addosso la muta, nell’attesa che si liberi il bagno del rifugio Casentini, origlio una conversazione tra una temeraria avventrice e la ruvida barista locale.
“Ma questi chi sono?”
“Mah… sono pazzi. Gente che arriva qui all’alba per tuffarsi di testa nel torrente, in mezzo alle rocce… insomma, gente così.”

Siamo una quindicina a incamminarci verso l’Orrido di Botri. Attraversiamo un sentiero di montagna in mezzo al bosco. Mi sento ridicolo. Incrocio un bambino, che si rivolge teneramente alla mamma: “Ci sono i sub”. La signora, pietosa, nicchia.
In pochi minuti, fortunatamente, siamo in acqua. Salti, discese con la corda, tuffi, pietre, acqua ghiacciata. Non pensiamo più agli sforzi della mattina, la faticosa ricerca dello spazzolino e la sovrumana volontà di comunicare con gli altri, pallidi compagni di viaggio. Assurdo pensare di pagare per fare la coda davanti alle “attrazioni” di plastica posticce di un parco di divertimenti, quando la natura ha già fatto tutto da sé. Il grande gioco dura solo 7 ore, ma la soddisfazione è estrema.

Con mio grande compiacimento, Saschia in questi contesti si trasforma in un troll guerriero pronto a tutto. Avanza inarrestabile tra gli enormi massi, offrendosi da volontaria quando c’è da rompere il ghiaccio per un passaggio difficile. Quelli che non la conoscono, quando racconto delle passioni condivise per il trekking, il torrentismo e i viaggi nei paesi sottosviluppati, nutrono sinceri dubbi sulle sue reali capacità di adattamento. “E’ più pazza di me”, taglio corto. E’ vero. Da bosco e da riviera, adattissima a qualsiasi situazione, sebbene sempre più a suo agio nelle trattorie con le tovaglie a quadri che nei posti chic, per i quali -bisogna ammetterlo- ha un tono di voce un po’ troppo alto.

Meditiamo come prossimo passo l’iscrizione al CAI, con annesso tentativo di entrare nel gruppo di sci alpinismo. Potrebbe essere la svolta per superare il lungo inverno milanese.
Ci frulla in testa anche un trekking in Buthan che alcuni amici dell'Apians stanno organizzando. 18 giorni in un posto dove la televisione è arrivata da qualche anno (mi chiedo perché non potessero continuare a farne a meno). Ultimo regno himalayano, un monarca assoluto amato dal popolo, felicemente ignaro delle folli frenesie del libero mercato. Ci stiamo pensando. Se perdessimo l’occasione di visitare una simile avanguardia di reazionari non ce lo perdoneremmo mai.

A.


PS. La foto è stata gentilmente rubata dal sito dell'associazione Apians (www.apians.com), i supereroi che movimentano le nostre domeniche. Grazie ragazzi!!

venerdì 23 luglio 2010

Il piacere di lavorare nell’IT/1

Convivere col mondo IT è umanamente difficile. Non è mai banale lavorare in un campo dove la maggior parte delle persone è monomaniaca della tecnologia e spende ore a discutere dell’iPhone o dell’incredibile vulnerabilità di Explorer (con tanto di dettaglio sui contenuti dell’ultima patch rilasciata).

Qualche giorno fa, a pranzo si chiacchiera del viaggio di nozze: pampa, tango, bolas, vino, Petito Moreno, quartiere del Boca …
“…insomma, ci sto circa un mese”
“Dai, davvero? Fai in tempo a dimenticarti le password!”

Appunto.

giovedì 15 luglio 2010

Non aprite quella porta - Atto I

Cronache della ricerca di una casa a Milano.

Ore 9,17 del mattino Albe mi chiama per raccontarmi dell'appartamento visto alle ore 9,00.
A "No, Sà, incredibile."
S "Amore, ti è piaciuto?!"
A "Non puoi capire cosa ho visto."
S "Allora?? È ganzo? Trovato??"
A "C'erano due ragazze dentro te le farei vedere. Bellissime. Fan-ta-sti-che."
S "..."
A "Mi hanno chiesto con chi ci sarei andato a vivere, perchè sai, ci vogliono persone molto affiatate..."
S "Gli hai detto che saresti andato con tua sorella?"
A "No, in verità, gli ho detto con la mia futura moglie..."
S "Aggiungendo che di qui al 4 settembre si fa sempre in tempo a cambiare idea, giusto?!"

E io che avevo rinunciato a Mika per tornare da un uomo che si dimentica di me dopo due occhi verdi e un po' di capelli mori. Battuta sul mio campo, che disdetta.

S.

giovedì 8 luglio 2010

Mika male!

Conegliano and back. In un giorno.
Per la verità, altro che Conegliano... Codroipo, provincia di Udine.
Il motivo? Beh, un aperitivo con le mie amiche a base di spritz vero, un viaggio in macchina con la Marta, una villa da esplorare, vi sembra secondario?
La verità è che, come due quattordicenni (che non hanno ancora raggiunto l'età dello sviluppo), io e la mia compare siamo andate al concerto di Mika. Fantastico.
Come le quattordicenni di cui sopra ci siamo innamorate, nell'ordine:

- di lui, Michael Holbrook Penniman Jr., al secolo Mika;
- del suo look, semplicemente fantastico e brit pop (sabato alla ricerca del vestito con Albe, ovviamente sullo stile);
- della coreografia piena di fiori (che come sapete a me non piacciono ma quelli avevano il loro perchè);
- dei due ragazzi davanti a noi che la Marta aveva puntato a distanza di 100 mt, per scoprire, con nostro grande rammarico, che per loro il genere femminile non era sicuramente un interesse prioritario.

E con tutte queste emozioni, sconvolgimenti, passioni travolgenti e affini, alle 6,40 del mattino, dopo 4 ore di sonno, ho preso il treno che mi riportava alla mia vita normale.
Normale... questa poi!

S.