sabato 25 dicembre 2010

In prima linea



Rimettere il Natale a suo posto non è sempre facile.
Ci abbiamo provato, anche se poi, come spesso succede, ci si accorge che quelli a cui si doveva insegnare hanno da dire parecchio più di noi.
Quindi a casa Masini, mentre i "grandi" si sforzavano di far capire ai "piccoli" cosa fosse davvero il Natale, giocandosi la carta-Alberto nei panni del fantasma Braccino, ovvero lo spirito non generoso, i piccoli mostravano evidenti segni di compassione verso di noi. Parlando sotto l'albero Elia, 5 anni, saggio e impenetrabile, tiene la sua lezione di teologia avanzata per tutta la banda (Althea 7, Ariel 4, Nina 3, Livio, 2 mesi circa):
"Gesù è quell'uomo che è voluto andare sulla croce. Sapete, un uomo scomodo."
Azzardo e domando: "perchè?"
"Perchè diceva cosa scomode. Tipo che tutti gli uomini erano uguali".

Forse è meglio che vada a prendere una penna e inizi a prendere appunti.

S.

sabato 18 dicembre 2010

Benvenuti al Sud

In partenza per Firenze, ritardati dalla neve di questi giorni.
Leggiamo dal sito di Autostrade: "Consigliamo di utilizzare, in alternativa alla A1 Milano-Napoli, dal nord verso il sud, e viceversa, la A14 Bologna-Taranto".

sabato 27 novembre 2010

Edizione straordinaria - Premio F.A.V.A. del 27 novembre 2010


Signori e Signore non si era mai verificato.
Sono quasi emozionata, mi tremano le mani, gli occhi e anche un po' la sedia al solo pensiero della notizia che vi sto per dare.
Dall'istituzione del Premio che voi ormai ben conoscete non era mai successa una congiuntura simile. Questo potrebbe significare molto: nuove visioni del rapporto tra uomo e donna, le differenze del genere, l'inferiorità e la superiorità, nuovi confini del conflitto e della sua gestione, una ridiscussione completa sui meandri della mente, sui sogni, i dejavu, i lapsus e, perchè no, anche le parolacce.

Ma non voglio dilungarmi troppo.
Oggi, per la prima volta, due, dico, due persone hanno vinto il Premio F.A.V.A. contemporaneamente.
Si tratta di me e di Alberto.

Sabato pomeriggio, 14.38. Si parla di strategie di comunicazione. Alberto mi chiede:
-"Ma la macchina?"

Vai.

Dimenticata. Completamente. Pulizia strade causa mercato del sabato mattina.
Dopo che avevamo anche parlato tutto il giorno di come fosse comodo il parchetto dove parcheggiamo di solito, non ci era nemmeno venuto in mente che stanotte la macchina andasse spostata.

L'Odina* a quest'ora potrebbe essere a Pero.
- una corsa in taxi per raggiungere Pero, 40 euro, con Mastercard
- una multa per divieto di sosta, massima potenza, 168 euro con Mastercard
- l'addebito del trasporto della macchina fino al deposito auto, circa 80 euro, con Mastercard

- un Premio F.A.V.A. per due, priceless.

È in questi momenti che non ho dubbi. Siamo veramente fatti l'uno per l'altra.

S.


*per chi ancora non lo sapesse è il nome della nostra macchina.

venerdì 26 novembre 2010

I ragazzi di San Frediano

Sabato sera, ristorante consigliato dal mio parrucchiere. Dritta sicura.
Locale accogliente, Clientela mista italiani/stranieri (stranieri mediamente evoluti).

Per l'appunto, negli stessi minuti si sta giocando milan fiorentina. Visto che su un muro campeggia un giglio con una grande scritta "San Frediano viola", mi sento autorizzato a chiedere intorno alle 10.30 quanto sia finita la partita. Tommaso, un cameriere alto e pelato, risponde pronto: "Non lo so e non mi interessa. Il calcio moderno non mi piace". In tempo zero, è già un mio idolo assoluto, che colloco nella top ten dei personaggi di cui avere un poster un camera, tra i quali: il comandante Marcos, Bava Beccaris, Freddie Mercury e il generale San Martin. Nel mio piatto la tagliata, già interessante, vira decisamente verso l'"eccellente".
Arrivati all'altezza di cantucci e vin santo, l'Idolo torna alla carica: "Mi piace lavorare qua, siamo tutti ultras". Tra i discorsi meno seri, ci confida che è contentissimo perché sta per diventare babbo.

Insomma, se volete mangiare la carne buona, andate al ristorante i'Raddi nell'unica parte di Firenze che ancora assomiglia a se stessa.

Se dichiarate che vi mancano le cariche della polizia in curva vi fanno anche il 20% di sconto.

A.

Ps. i gobbi -giustamente- rimangono fuori.

domenica 14 novembre 2010

Come eravamo


A causa di lavori di ammodernamento nella dimora di T5, si avvisano i gentili ospiti di attendere con pazienza fino a quando non sarà nuovamente possibile riceverli per il consueto consumo di alcolici serale.
Certi che saprete aspettare l'imminente arrivo della cantinetta dei vini, ci scusiamo per l'inconveniente.

martedì 9 novembre 2010

Premio F.A.V.A.


C'è il Premio Nobel, che ogni anno ci delizia con riconoscimenti inutili sui temi più disparati. Il premio Strega, gli Emmy, Miss Italia, il Festival di Cannes, il Festival di Sanremo e il Festival del cioccolato.
A Casa Catelani, per non sentirci inferiori a nessuno, abbiamo ideato il Premio F.A.V.A.

Ecco, lo sapevo. Cosa ridete? Il Premio F.A.V.A. è molto di più di queste onorificenze sporadiche. È il Premio quotidiano per Fatti Assolutamente Veri Accaduti. Di che tipo di fatti si tratti, lo dice il nome stesso. È un premio ambito che ogni giorno vede schierati in battaglia, accanitissimi, la sottoscritta e il Catelani.

La sera, verso le 11 al massimo, si decreta, a giudizio insindacabile di uno dei due, il vincitore.
Stasera ho vinto io, staccando di molto il Catelani che - pietoso - per cercare di riprendermi, ha rovesciato un bicchiere pieno d'acqua su computer di lavoro e pavimento.
Niente da fare, io ormai ero già in volata. In volata davvero.

Brevemente. Qui a Milano i mezzi pubblici funzionano alla grande. Ma pervasa da uno spirito green che non sapevo nemmeno di avere, probabilmente disinibita dai fumi della raccolta differenziata, ho deciso di acquistare un bicicletta nera e di spostarmi così su due ruote poetiche, sfrecciando tra macchine e tram.
Dopo 110 m dall'acquisto, 110 m fatali, prendo contatto da vicino, molto da vicino, con ciò che da sempre mi veniva ripetuto su Milano: "occhio alle rotaie del tram".
Così, ho fatto davvero la volata, ma per terra. Ho battuto una mina micidiale dopo neanche 60 secondi che avevo la mia bicicletta nuova. Ho fatto anche tutto in autonomia, compreso bloccare il traffico di corso San Gottardo che non riusciva a capire chi fosse la fava (per l'appunto) che era riuscita a finire sotto una macchina da sola. Mi è anche passato accanto un ciclista esperto che, ben lontano dal darmi una mano, mi ha guardato con un'espressione a metà tra il disprezzo e la tenerezza.

È stato orribile, ma per il Premio F.A.V.A. questo e molto, molto altro.

S.

venerdì 5 novembre 2010

Piuttosto che parlare banalmente come voi mi taglio la lingua / 1

"Allucinante".
Il caos in metropolitana all'ora di punta, la maleducazione delle persone, le capacità di un manager. Tutto è allucinante. Dove prima si accedeva modellando la lingua con venti o trenta aggettivi, oggi si irrompe con un unico universale passepartout. La capra ignorante che è in noi emette i suoi osceni belati di felicità. Non c'è più bisogno di leggere, non c'è più bisogno di studiare, non c'è più bisogno di pensare. Il mondo della comunicazione è finalmente a portata di mano, disponibile come il tavolino Lack dell'Ikea.

(1 - continua)

mercoledì 3 novembre 2010

Piuttosto che parlare banalmente come voi mi taglio la lingua




Chi ne sa più degli altri insegna che la lingua evolve con l'uso. Ammetto che questa tesi sia in linea di principio condivisibile.
D'altra parte però, essa pone questioni che il mio animo reazionario e asburgico trova dure da accettare. Alle elementari ci hanno insegnato la grammatica e la sintassi, la filosofia (più che la verità) ci ha insegnato che sulle parole qualcuno ha costruito una fama imperitura e Umberto Eco potrebbe mettere la sua barba a disposizione per una lezione introduttiva alla semiotica lunga sei settimane. Accetterei che la lingua evolvesse sulla base delle necessità. Per intendersi, se non c'è più bisogno che qualcuno venda civaie al mercato, allora l'uso di "civaiolo" andrà scemando fino a rimanere in qualche dizionario ben fatto con un'indicazione che lo identifichi come desueto. Bene.
Il discorso cambia se per qualche oscura ragione, termini che hanno avuto un significato per generazioni, tutt'a un tratto dismettono i loro panni per snaturarsi in qualcosa di diverso e, in alcuni casi, più esteso.

Non mi meraviglio che il popolo bue abbia un lessico povero. Sbigottisco che gli stupri linguistici attecchiscano anche nel mondo del business e proliferino nelle cosiddette classi dirigenti.

In questi contesti la lingua evolve secondo mode che nascono dagli abissi di ignoranza di coloro che sono caduti nella trappola della scuola postsessantottina, plasmati dalla tv, fashion victim e in molti casi provenienti da parti d'Italia dove l'italiano è una lingua straniera.

La lingua è storpiata, avvilita, calpestata, manomessa, vilipesa. Le parole sono svuotate di senso, alcuni fortunati vocaboli hanno un significato che si estende da capo Horn al mare di Hudson.

Milano, contaminata dal fiume di disperati che vi si riversa in cerca di fortuna, è la vetrina ideale per osservare le nuove tendenze linguistiche.

(0 - continua)

mercoledì 27 ottobre 2010

Un ordinario mercoledì di follia

Saschia chiama casa Masini.

Tuu tuu tuu
"Sì, pronto, ciao Adalberto, sono la Saschia."
"No, Adalberto è fuori a spazzare le foglie in giardino"
"Ah, ok, tanto io cercavo la mamma"
"Non c'è. È a prendere le bambine a scuola"

"Ah..."
"Arrivederci"

(tu tu tu tu tu tuuu
... rifletto un secondo e mi domando. Ma chi caspita era a telefono?)

"Scusi, a proposito, ma lei chi caLLo è??? Il killer che ha ucciso tutta la mia famiglia??"

La Tati non mi risponde al cellulare. Speriamo bene.

Si va di nulla. Da una parte un marito che mi vuole sterminare con la mozzarella chimica. Dall'altra una famiglia - probabilmente - in ostaggio di un pazzo.

venerdì 22 ottobre 2010

Casa Catelani - omicidio premeditato



Beh, non c'è che dire, si inizia bene. Da nemmeno 24 ore sono in Via T. a Milano e già temo per la mia incolumità. Tralasciando il fatto che anche stanotte, nel bel mezzo della fase rem siamo stati risvegliati dalle doghe del letto che hanno deciso che in verità la loro vocazione era diventare uno scivolo per bambini, lasciandoci (per la seconda volta) col sedere in terra, stamattina scopro che le sorprese non sono ancora finite.

Apro il frigo per prendere un bicchiere d'acqua e vengo quasi asfissiata da una spinacina dell'Olocene che mi guardava con occhi poco vivi, dal secondo scaffale del frigorifero. La buttiamo via, rigorosamente nella pattumiera comune, per evitare di appestare tutta la casa.
Ma ora, alle 13.29 faccio una nuova sconvolgente scoperta.
Nel terzo scaffale del frigo trovo una confezione di mozzarelle - scadute, ovviamente - che, per non so quale strana reazione chimica, hanno iniziato a gonfiarsi e ora sembrano un sacco di gommapiuma. Vi giuro si stanno gonfiando davanti a me. Potrebbero esplodere da un momento all'altro.
Mi sento vagamente inquieta.

Credo che andrò a buttare la spazzatura.

S.

PS: credo che un post valga come prova. Se tra 2 ore non ci sono segni di vita (della mia, non della mozzarella) è omicidio premeditato.

lunedì 18 ottobre 2010

Gente di matrimoni: Catoni & Dissociati


Se mai vi siete chiesti dove e con chi passo le mie giornate, la risposta corretta non è "con Albe".
Vi presento la Catoni&Associati.

S.

giovedì 14 ottobre 2010

6,2

Vi siete mai chiesti che cosa possa stare in 6,2 cm?
Non ci sta un evidenziatore, un cellulare, la cornetta di un telefono normale. Non ci stanno il mouse di un computer, un paio di occhiali, un braccialetto nuovo disteso per lungo, un biglietto aereo, una valigia per andare lontano (e nemmeno una per stare vicino). Nessun orologio, felpa, impermeabile, bottiglia di vino, una pentola a pressione o una cornice di argento. Forse ci potrebbe stare un contenitore del sale. Non ci sta un libro, un dvd, un cd, le vecchie cassette che ormai nessuno usa più.

Ma cosa volete che ci possa stare mai, in questi 6 centimetri e poco più.
Siamo gente concreta, abituata a ragionare sui fatti.
E se io vi dicessi che in 6 centimetri e 2 ci stanno dei sogni, delle difficoltà, dei problemini logistici insieme a un naso, due orecchie e una bocca?
Una testa e probabilmente un testone?
In 6,2 centimetri ci sta un tipo che viene sempre mosso nelle foto perchè si muove troppo.
Ci sta il coraggio. Ci sta la corrente delle cose da fare e la controcorrente. Ci sta la paura. Meglio muoversi per non avere freddo.

In 6,2 centimetri ci sta una chiave.
Appunto. Una chiave. Che cosa apra, è una sorpresa per voi. È insieme sosta e partenza.
Buon viaggio.

S.
(zia Sà)

lunedì 11 ottobre 2010

E se fosse una questione di ritmo?

Pubblichiamo, per chi si fosse un attimo assopito, per chi non avesse sentito, per chi era distratto, per chi la voleva risentire, per chi non c'era, o semplicemente, soprattutto, per noi, l'intenzione della sorella Ilaria e di Matteo.

"E se fosse una questione di ritmo?
Tutti i sentimenti della vita scaturiscono da questo segreto: il ritmo delle cose.
E ci vuole pochissimo per mancare l’amore, quando le cose si dispiegano troppo lente o troppo veloci."
P. Sorrentino


L’amore è vitale e la vita può essere:
un’eclissi solare, tanta bicicletta,
apprezzare le diversità altrui,
addormentarsi da soli, lo studio,
le stesse esperienze, le diverse esperienze,
la fatica, la discussione e il confronto,
il riposo, la sintonia e il piacere di scoprire che la pensi allo stesso modo,
la convivenza, la tua città, il mare,
un lettone scomodo,
il fare la spesa, la canoa, i cani,
il silenzio della campagna, il rumore dell’autostrada,
i bilanci,
un altro 4 settembre,
un sagrato di una chiesa per stare più vicini a Dio,
una casa nuova, le cene, gli amici,
l’ordine e il disordine,
km di siepe e ringhiere,
un lettone finalmente comodo,
elia detto pillow,
la professione,
altri amici, e ancora tante cose da imparare,
il detto, il non detto,
il pensiero e l’esperienza,
le lucciole che non ci sono più,
le cravatte, la musica, correre,
i riti di cui avremmo tanto bisogno, ma ai quali non riusciamo più a star dietro,
le porte finestre, il cuculo, il teatro,
un’altra nina,
ridere, dormire tutta la notte,
la scuola, le au pair, il cinema,
le tartarughe, i libri, il canone,
la confusione, i giochi,
babbo natale e le sue storie,
ballare in salotto, andare a cena fuori,
il tempo che corre veloce,
un altro bambino senza nome,
la tenda, la sabbia, le apuane,
il vino e i parenti,
il ritmo appunto,
i dettagli,
ma soprattutto: le sfumature.

Buon viaggio anche a voi.

Ilaria e Matteo

Il mistero e lo zio Enrico

"Sono trascorsi molti anni, ma ricordo come fosse ieri. Ero giovanissimo, avevo l'illusione che l'intelligenza umana potesse arrivare a tutto. E perciò mi ero ingolfato negli studi oltre misura. Non bastandomi la lettura di molti libri, passavo metà della notte a meditare sulle questioni più astruse. Una fortissima nevrastenia mi obbligò a smettere; anzi a lasciare la città, piena di tentazioni per il mio cervello esaurito, e a rifugiarmi in una remota campagna umbra. Mi ero ridotto a una vita quasi vegetativa, ma non animalesca. Leggicchiavo un poco, pregavo, passeggiavo abbondantemente in mezzo alle floride campagne (era di maggio), contemplavo le messi folte e verdi screziate di papaveri, le file di pioppi che si stendevano lungo i canali, i monti azzurri che chiudevano l'orizzonte, le tranquille opere umane per i campi e nei casolari.

Una sera, anzi una notte, mentre aspettavo il sonno tardo a venire, seduto sull'erba di un prato, ascoltavo le placide conversazioni di alcuni contadini lì presso, i quali dicevano cose molto semplici, ma non volgari né frivole, come suole accadere presso altri ceti. Il nostro contadino parla di rado e prende la parola per dire cose opportune, sensate e qualche volta sagge. Infine si tacquero, come se la maestà serena e solenne di quella notte italica, priva di luna, e folta di stelle, avesse versato su quei semplici spiriti un misterioso incanto.

Ruppe il silenzio, ma non l'incanto, la voce grave di un grosso contadino, rozzo in apparenza, che stando disteso sul prato con gli occhi volti alle stelle, esclamò: «Come è bello! E pure c'è chi dice che Dio non esiste». Lo ripeto, quella frase del vecchio contadino in quel luogo, in quell'ora: dopo mesi di studi aridissimi, toccò tanto al vivo il mio animo che ricordo quella scena come se fosse ieri. Un eccelso profeta ebreo sentenziò, or sono tremila anni: «I cieli narrano la gloria di Dio». Uno dei più celebri filosofi dei tempi moderni scrisse: «Due cose mi riempiono il cuore di ammirazione e di reverenza: il cielo stellato sopra di me e la legge morale nel cuore». Quel contadino umbro non sapeva nemmeno leggere. Ma c'era in lui, custoditovi da una vita semplice e laboriosa, un breve angolo in cui scendeva la luce del Mistero, con una potenza non troppo inferiore a quella dei profeti e forse superiore a quella dei filosofi."

Enrico Fermi

sabato 9 ottobre 2010

Miseria e nobiltà

Milano, sabato mattina.
Con nonchalance sfogliamo sull'iPad il sito di Mondoconvenienza alla ricerca di un letto.

venerdì 1 ottobre 2010

Thanks to

Grazie a chi è venuto da lontano, a chi è venuto da vicino e a chi non è venuto affatto. Grazie a chi ha parlato e a chi si è vestito da donna. A chi ha suonato. A chi sembra abbia perso ma in realtà prepara la riscossa.
Grazie al carpaccio, prossimo protagonista di "Chi l'ha visto". Grazie ai nostri genitori. Grazie ad Althea e Ariel per aver scosso i miei indugi rompendomi il vestito dopo nemmeno due ore che l'avevo addosso. Grazie alla Mirella, runner sarta. Grazie a ignoti per avergli dato il colpo di grazia rompendolo di nuovo.
Grazie al Prosecco Giavi, all'Annick, al Pinot Bianco Picech e al Chianti Classico Villa Pomona, vecchi compagni di bevute. Grazie a Fede, per averci indicato la via della misura. Grazie all'Ila e Matte, inconsapevoli testimonial del MPV.
Grazie a chi si è entusiasmato alla vista dell'Open Bar, come se fino a quel momento avesse dovuto pagare per bere. Grazie ad Ale.
Grazie a chi è venuto in chiesa per noi. Grazie a Don Franco che ci chiama "tesorini miei". Grazie alla signora del fritto per salvaguardare il fegato dei nostri ospiti offrendo una sola zucchina alla volta. Grazie al bambino che di zucchine ne voleva due è che ancora oggi gira sotto scorta.
Grazie alle zie. Grazie al Veneto per averci prestato 6 cavalli di razza. Grazie al Piemonte per regalarci 4 piemontesi atipici!
Grazie a chi non è rimasto per ballare e a chi ha fatto chiusura. Grazie a Nord sud ovest est. Grazie a Rani per averci prestato la 500 che ci stava per abbandonare in autostrada. Grazie al Carletti per averci fatto rischiare la vita per una foto al casello di Firenze Certosa. Grazie anche alla signora che a quel casello ci ha urlato con odio "sciagurati!".
Grazie all'aspirapolvere della chiesa che non funzionava. Grazie alle due promesse della diocesi fiorentina. Grazie ai discorsi corti. E anche alle supercazzole. Grazie allo psyllogel.
Grazie a Chiara e Lapo. E loro sanno perchè.
Grazie all'outlet di Barberino per averci evitato una gita a Milano Marittima. Grazie anche a chi pensava che volessimo un aperitivo tipo quelli milanesi.
Grazie al Dott. Z., avamposto inespugnabile agli amici molesti che volevano insidiare la nostra prima notte di nozze. Grazie di esistere agli amici molesti. Grazie a chi non ha neanche risposto all'invito.
Grazie a chi si è entusiasmato. A chi si è annoiato. A chi ha mangiato e a chi non ha mangiato.

Infine, grazie a quei due matti che si sono accorti che ci sono così tante persone che gli vogliono bene.

lunedì 20 settembre 2010

Ultimo Tangol



Prendete un telaio di una macchina di media cilindrata degli anni '80, inseritele un cruscotto di un'utilitaria di qualche tempo fa, fatela rifinire da una volenterosa fabbrica brasiliana e avrete ottenuto una Volkswagen Gol. Sì, come Golf ma senza la effe.
La casa di automobili tedesca per eccellenza spadroneggia con la sua Gol nel mercato argentino, popolando i sogni dei giovani della middle class.

Salta, 18 settembre 2010.
Una coppia di giovani sposi si allontana a bordo di una Gol bianca dalla sede della Europcar.
Sulle scoscese strade andine si sono palesati presto alcuni optional ulteriori:
- per ragioni di sicurezza, intorno ai 130 km/h la macchina comincia a vibrare
- le finiture del finestrino destro garantiscono un ricircolo costante dell'aria all'interno dell'abitacolo
- il frontalino dell'auto viene eiettato automaticamente in presenza di fondo dissestato
- per favorire una certa imprevedibilità al guidatore, la macchina in curva tende a finire sotto/sovrasterzo senza alcuna motivazione fisica plausibile
- l'assetto sportivo è sempre garantito dalle sospensioni dure come il granito

Alcune evidenze di 4 giorni di guida:
- 1200 chilometri percorsi complessivamente, di cui circa 80 su "autostrada"
- 150 chilometri di sterrato in un unico giorno, incrociando: 6 veicoli, 2 calessi, 4 cavalli, 7 vigogne, 2 ciuchi e diverse decine tra pecore e montoni
- 40 kg di polvere ingeriti da ciascun passeggero
- 2h 55', record di velocità in notturna sulla tratta Humahuaca-Salta in presenza di veicoli pesanti
- empanadas mangiate in locali prossimi alla carreggiata: 19
- 4170m slm, altezza massima raggiunta
- 70 euro estorti dalla Europcar agli sposi adducendo motivazioni pretestuose (numero di carte di credito degli sposi in possesso della Europcar: 1)


domenica 19 settembre 2010

Chi non Salta...



Girovagando per il cosiddetto nord ovest andino, nella città di Salta ci siamo imbattuti in una manifestazione contro l'introduzione della tessera del tifoso, alla quale io e Saschia ci siamo prontamente uniti.
Sotto lo sguardo vigile della polizia, gli ultras hanno scandito cori quali "No al calcio moderno" e "Questo calcio ci fa skyfo".
Da parte nostra, abbiamo dato il nostro contributo con lo striscione "Il nostro orgoglio non è in v€ndita. Via i Della Valle da Firenze", a lungo applaudito dai presenti.
Alleghiamo documentazione fotografica.

A.

martedì 14 settembre 2010

Il mio nome è Maipù

Di seguito lo sforzo creativo di Salbe per raccontarvi
una delle più grandi menzogne che la letteratura di viaggio ricordi. Si legge sulla Lonely Planet: Maipù, culla vitivinicola dell'argentina da gustarsi girando allegramente per bodegas in bicicletta.

Arriviamo con l'autobus carichi di speranze e pronti alle degustazioni della vita con tanto di quadernino professionale alla mano, ma la realtà ci viene incontro.
E non è una veritas in vino. Non una vigna nel raggio di chilometri. Siamo consapevoli di trovarci di fronte a un'invenzione ad hoc per turisti creduloni.
Ma noi non ci stiamo. Denunciamo. Saschia, Albe, Maipù.

"Io non lo so chi c'ha ragione o chi no, se è una questione di etnia, di economia è difficile saperlo.
Quello che so è che è solo fantasia e che la lonely ci ha tradito e così sia, poche ore per un giro in bici per noi, così moderni.

C'era una volta qualche vigna, c'era una volta una cantina, c'era una volta e voglio che sia ancora...

E voglio i nomi di chi ha mentito, di chi ha parlato della terra giusta io non le vedo qui le vostre sante vigne (Mai mai mai pù)...
E voglio i nomi di chi si impegna a fare i conti con la propria vendemmia, bevete pure voi che avete ancora voglia..."

domenica 12 settembre 2010

Il comandante Marcos

Siamo tutti cresciuti col mito dell'uomo che non deve chiedere, mai. Ma mi domando. Voi l'avete mai incontrato? Noi sì.
Marcos infatti non chiede. Ottiene.
Non ha bisogno di frasi. A lui basta una parola.
Conosce Ferragamo al quale fa notare, con gran classe, che ha veramente della macchine indecenti. Prende lezioni di guida non su una Panda scassata ma su una Ferrari, non nel parcheggio dello stadio ma direttamente in un circuito. Non ha bisogno di mettere password alla sua rete wifi: la sua proprietà è comunque troppo sconfinata perché qualche cyber-scroccone possa violarla. Non spende soldi in costosissime polo de La Martina. A lui le regalano continuamente. Per andare da casa sua alla casa degli ospiti non cammina ma prende la moto. Non indossa il casco ma il basco (da gaucho). In alternativa il cap. Poteva vivere a Barcellona ma ha preferito la pampa per far crescere i suoi due figli (bellissimi). Stipendia un ingegnere civile perché costruisca loro una casa sull'albero. Non ha nessun difetto ma 3 handicap. Marcos infatti di mestiere gioca a polo. Per questo chiunque incontra si sente in dovere di offrirgli qualsiasi cosa.
Marcos ha evidentemente capito tutto.
Prima di incontrarlo la moglie di Marcos era la manager europea di una
società argentina. Oggi è una professionista di polo.
Marcos parla con disinvoltura di pueblo, polo, politica, prostitute (specialmente di una al governo). Se qualcosa gli piace, dice "iiiincreibile!".

Per Marcos le cose fatte bene sono full. Marcos è full.

Marcos il sabato mattina non organizza un'oretta di tennis al matchball ma una partita di polo a casa sua con i vicini di estancia. Marcos non serve il vino come i sommelier perché a lui la bottiglia piace tenerla bene in mano. Marcos è assolutamente elegante anche se va a giro con le polo bucate. Guida a 110 all'ora sul fango senza fare una piega, conversando amabilmente. Appena lo vedono i ragazzini del pueblo lo acclamano. Qualunque sia il tempo, la sua macchina è sempre pulita. Potendo comprarsi un suv, Marcos ha scelto un pick up ford del '67. Non ha tre cani ma un arcobaleno di labrador. Ogni volta che si rivolge alle persone al suo servizio non si dimentica mai di aggiungere "per favore".

Marcos ha detto: "chi è stupido merita di morire".
E dopo questo siamo stati conquistati senza via di uscita.

venerdì 10 settembre 2010

Pampastico

È da tre ore che non riusciamo a dire nient'altro che fantastico. Abbiamo lasciato buenos aires (dove ritorneremo per organizzare un agile trasferimento mobili san telmo/firenze -abbiamo deciso di arredare casa qui!) alla volta della pampa.
Praterie sconfinate, leggende sui gauchi, cavalli come piovesse, spazi immensi. Mentre io sono come una fan di gigi d'alessio prima di un concerto e non riesco a stare ferma a sedere, Albe dorme. Si risveglia solo alla mia affermazione alla vista delle mucche: "buone e tenerine! Quanta pappa" e si complimenta con se stesso di avermi sposato.
Live from san antonio de areco. Piove come Dio la manda. Peccato perché il nostro programma per il pomeriggio sarebbe stato giocare a polo. Chiameremo il duca di chesterton, il barone moreno e gabriel omar per accordarci per domani. Nel frattempo qui il jazz, il camino, la merenda (continuo a stupirmi dove alberto metta tutto quello che mangia), un salotto meraviglioso e i labrador multicolor ci consolano.
Vi teniamo aggiornati sui nostri progressi.

S.

giovedì 9 settembre 2010

Cultura in Argentina / 2


Tra i personaggi che hanno illuminato l'argentina, c'è un santo che ha scritto pagine di storia, componendo con i propri gesti una storia fatta di tecnica, voglia di riscatto, fornendo conforto alle parti più depresse del sud Italia. Nel quartiere della Boca, la devozione popolare ha spinto qualcuno a decorare con la sua immagine anche i muri delle case. Il suo nome è San Diego.

mercoledì 8 settembre 2010

Cultura in Argentina / 1


Il contributo dell'Argentina alla cultura mondiale è stato determinante.

Per darvi un esempio, questo è il campo dove Messi ha cominciato a giocare a pallone.

lunedì 6 settembre 2010

Salbreak



Siam presi béne! Il ritmo ci segue!.. (l'aereo no, viste le due ore di ritardo)
Live from Fiumicino, Rome.

sabato 4 settembre 2010

The final countdown

Raccomandazioni

Ore 11.43. Messaggio della Frà.

"Ma che giornata meravigliosa! :) Hai chiesto ai tuoi angeli di soffiare le nuvole?!"

Gli agganci in alto fanno miracoli.

S.

Anniversari

Un piccolo dettaglio sulla storia dei miei rapporti con Saschia.

Il 4 settembre del 2003, appena tornato da un mese di corso d'inglese a Londra, Saschia mi lasciava accampando scuse (francamente) ridicole.

A

giovedì 2 settembre 2010

SIAE

Giovedì pomeriggio. Mancano 2 giorni. Saschia dice ai suoi colleghi:
"ragazzi vado un attimo a pagare la SIAE, torno tra poco."

Arrivo a San Casciano (e già ci sarebbe molto da dire sul perché si debba andare a san casciano per una villa in provincia di Firenze). Ufficio SIAE è in cima a un'irta scalinata piena di persone. Ingenua, come al solito, chiedo dove sia l'ufficio della SIAE. "indove c'è la coda, signorina". Bene!
7 persone davanti a me. Praticamente un'eternità. Forse lo fanno apposta per sondare il nerbo e la sicurezza dei futuri sposi. Mi potevano venire tutti i dubbi della terra su Albe, potevo cambiare gusti preferiti di gelato, potevo anche iniziare a inventare quei famosi razzi con cui l'umanità si muoverà in futuro (per info chiedere a Giuliano).

Al banco, vigile come un orso in attesa del suo pranzo, c'è l'unico uomo della terra che riesce ancora a dare del voi a ogni essere vivente che gli capiti davanti. Ci prova anche con un ragazzino di 8 anni che lo guarda perplesso e se ne va.

Sono 2 ore che sono qui. Forse tra poco tocca a me.

Eccomi. Reduce di guerra. Il mio portafoglio soprattutto. Con una certa soddisfazione (magra,magrissima) ho fatto scattare la polemica sui prezzi senza senso che la società italiana acuta estorsione impone.

Dopo Trenitalia, da donna quasi sposata, ho visto la mia futura battaglia.

S.

mercoledì 1 settembre 2010

Menotre - Manuale per prepararsi

Corinto, 57.
Io, Alberto e San Paolo abbiamo una cosa in comune.
A tutti e tre piace tantissimo viaggiare.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 12, 3-21)

Fratelli, per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri.
Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna, si dedichi all’insegnamento; chi esorta, si dedichi all’esortazione. Chi dona lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.
La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore.
Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza, volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi.
Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia, io darò a ciascuno il suo, dice il Signore. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, accumulerai carboni ardenti sopra il suo capo.

Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.


ps. relativamente alla distanza dall'Evento, si tenga presente che il tempo è un concetto relativo.

martedì 31 agosto 2010

Menoquattro - Manuale per prepararsi

Victor Hugo disse che se tutta la letteratura fosse stata distrutta e fosse stato affidato a lui il compito di salvare solo un libro, avrebbe scelto il libro di Giobbe.

Questo libro vuole rispondere a una domanda che tutti ci siamo fatti: perchè Dio fa soffrire i giusti? Perchè esiste il dolore?

Nel farlo Giobbe (che è tutto meno che un uomo noioso e paziente, come da immaginario collettivo) spezza i vincoli del perbenismo, i formalismi accettati della religione, le rassegnazioni scontate, la meccanica ebraica della giustizia retributiva. Giobbe lotta, non capisce, si arrabbia, in un rapporto nudo e autentico con il Signore. Si lamenta continuamente, arrivando quasi alla bestemmia, si ribella alla sua misera sorte.
Semplicemente vuole sapere: perchè soffriamo?

Da soli non avremo mai nessuna risposta. Sarebbe come guardare un arazzo dalla parte dei nodi: potremmo sicuramente intuire qualcosa ma non vedremmo chiaramente il disegno reale. Il problema si imposta ma non si risolve.
Allora avanti.
Troppo facile se qualcuno ci avesse messo davanti una spiegazione scodellata. Spetta a noi trovare il senso.


Dal libro di Giobbe (Gb 38, 4-24)

"Quando io ponevo le fondamenta della terra, tu dov’eri?
Dimmelo, se sei tanto intelligente!
Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la corda per misurare?
Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e acclamavano tutti i figli di Dio?
Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando usciva impetuoso dal seno materno, quando io lo vestivo di nubi e lo fasciavo di una nuvola oscura, quando gli ho fissato un limite e gli ho messo chiavistello e porte, dicendo: “Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”?
Da quando vivi, hai mai comandato al mattino e assegnato il posto all’aurora, perché essa afferri la terra per i lembi e ne scuota via i malvagi ed essa prenda forma come creta premuta da sigillo e si tinga come un vestito, e sia negata ai malvagi la loro luce e sia spezzato il braccio che si alza a colpire?
Sei mai giunto alle sorgenti del mare e nel fondo dell’abisso hai tu passeggiato?
Ti sono state indicate le porte della morte e hai visto le porte dell’ombra tenebrosa?
Hai considerato quanto si estende la terra? Dillo, se sai tutto questo!
Quale è la strada dove abita la luce e dove dimorano le tenebre perché tu le possa ricondurre dentro i loro confini e sappia insegnare loro la via di casa?
Certo, tu lo sai, perché allora eri nato e il numero dei tuoi giorni è assai grande!
Sei mai giunto ai depositi della neve, hai mai visto i serbatoi della grandine, che io riserbo per l’ora della sciagura, per il giorno della guerra e della battaglia?
Per quali vie si diffonde la luce, da dove il vento d’oriente invade la terra?"

sabato 14 agosto 2010

Un mondo medio

14 agosto. Sabato mattina.
Da Mediaworld per la lista di nozze.
Umanità discutibile.
Saschia si volta verso di me e commenta: "Mi sembra di essere Atreyu nelle paludi della tristezza".

domenica 8 agosto 2010

Post ruffiano

Sappiamo che ci siete, cosa leggete e da dove. Sappiamo persino che browser usate.
Non è l'inizio di un thriller, nè la nuova frontiera del reality da blog.
Nella laconicità di quegli "0 commenti" sotto i post c'è forse un po' di accidia ma non indifferenza né mancanza di partecipazione.
Siamo davvero felici di avere un seguito silenzioso ma costante. Alla fine non siete nient'altro che alcune delle persone che ci vogliono bene. Grazie.

Salbe

PS: Tranquilli. Nessun Grande Fratello che vi osserva. Vorremmo solo capire chi sia l'eroe che ci ha letto da Oulu. Se ci sei batti un colpo!

martedì 3 agosto 2010

Matrimoni comuni

Il Foglio è l'unico giornale che entrerà nella casa della fragola e del pistacchio.
Con grande tempismo, sono stati pubblicati pochi giorni fa nella rubrica "Manuale di conversazione" (che da sola varrebbe il prezzo del quotidiano) alcune affermazioni comuni sul matrimonio.

Dal momento che alcune sono tragicamente vere, siamo proprio certi che i nostri fantastici ospiti non saranno vittime del luogocomunismo? Vi chiediamo allora come contributo di prendere spunto da questo link e aggiungere qua sotto altre frasi che potrebbero essere luoghi comuni perfettamente centrati.
A voi il microfono.

A.

lunedì 26 luglio 2010

Crisi di identità

Appuntamento Lunedì 19, ore 8,31 davanti al Comune di Bagno a Ripoli.

Arriva Albe. Camicia - immancabile - celeste con le cifre, pantalone safari di lino beige, timberland modello barca ai piedi. Chicchissimo. Gli manca un fucile e una jeep e lo potrei portare direttamente a sparare ai leoni.
Arriva Saschia. Pantaloni rossi, maglietta a maniche corte "anti idols rule" con una maxi linguaggia americana davanti.
Sembriamo una liceale e un quarantenne. Vabbè che nessuno si scandalizza più di nulla, ma insomma, a volte gradirei mantenere un certo decoro. Darmi un tono.
Iniziamo la procedura delle pubblicazioni*. L'Istat ci domanda quale sia il nostro mestiere. Ma porca vacca, perchè non mi vesto mai seria in queste occasioni semi ufficiali?!
Il mio mestiere non mi aiuta. Rispondo: "Pubblicitaria".
La signora dell'Anagrafe mi guarda e - lo so - sta pensando: "Sì, ma di mestiere?".

Si apre nella mia testa, nel Sàrd Disk, il solito siparietto di quando devo spiegare che cosa faccio. Quando devo spiegare che non sono una grafica, nè una pittrice, non so disegnare e, meno che mai, sono una modella che le pubblicità le recita. Non ho fatto nessuna pubblicità di detersivi o dentifrici, come credeva mia nonna, Bruna la terribile. La verità è che sono in difficoltà. Scrivo? Penso? Sono strategica? Tattica? O semplicemente - che volgarité - un'operativa?
Signora, abbia pazienza, non glielo so spiegare nemmeno io quale sia il mio mestiere, ci crede?

"Ma pubblico o privato?"

La domanda mi riporta alla realtà. La signora, con tanta, tanta umanità, è andata avanti.
Questo, probabilmente, solo perchè ero la catechista di suo figlio.

Il prossimo che mi dice che la Grazia di Dio non esiste, gli punto Albe versione safari-in-kenya addosso. Carabina compresa.


S.

* Giuro che fonderò un partito, il MAPPP - Movimento anti panico per pubblicazioni - che abbia come unico scopo quello di tranquillizzare i promessi sposi presi dall'angoscia. I tre mesi di anticipo sono una bufala, anzi un bufalo, un'enorme bischerata insomma.

sabato 24 luglio 2010

Orrido amore



Domenica, giornata di torrentismo (canyoning, per i milanesi).

Sveglia a ore antelucane, ritrovo al prestigioso mercato ortofrutticolo di Novogrado, Firenze-Mare. Le macchine si perdono per ricongiungersi alla pasticceria Buralli, classico bar trasformato in “locale” per la saggezza di qualche anziano gestore, oggi probabilmente sotto terra. Dal bancone in finto marmo con specchi dietro al bancone, a riflettere qualche secolare, polverosa bottiglia di Punt-e-mes, alle sedie squadrate di pelle e lucide lampade di design. Look milanese, porzioni ancora beatamente lucchesi. Il bombolone trasuda crema, la brioche integrale -a quanto mi è parso di vedere- no.

Ci inerpichiamo per un’assurda salita, levitando sulla comunità civile, e lasciamo la macchina custodita da un gregge di pecore. Con addosso la muta, nell’attesa che si liberi il bagno del rifugio Casentini, origlio una conversazione tra una temeraria avventrice e la ruvida barista locale.
“Ma questi chi sono?”
“Mah… sono pazzi. Gente che arriva qui all’alba per tuffarsi di testa nel torrente, in mezzo alle rocce… insomma, gente così.”

Siamo una quindicina a incamminarci verso l’Orrido di Botri. Attraversiamo un sentiero di montagna in mezzo al bosco. Mi sento ridicolo. Incrocio un bambino, che si rivolge teneramente alla mamma: “Ci sono i sub”. La signora, pietosa, nicchia.
In pochi minuti, fortunatamente, siamo in acqua. Salti, discese con la corda, tuffi, pietre, acqua ghiacciata. Non pensiamo più agli sforzi della mattina, la faticosa ricerca dello spazzolino e la sovrumana volontà di comunicare con gli altri, pallidi compagni di viaggio. Assurdo pensare di pagare per fare la coda davanti alle “attrazioni” di plastica posticce di un parco di divertimenti, quando la natura ha già fatto tutto da sé. Il grande gioco dura solo 7 ore, ma la soddisfazione è estrema.

Con mio grande compiacimento, Saschia in questi contesti si trasforma in un troll guerriero pronto a tutto. Avanza inarrestabile tra gli enormi massi, offrendosi da volontaria quando c’è da rompere il ghiaccio per un passaggio difficile. Quelli che non la conoscono, quando racconto delle passioni condivise per il trekking, il torrentismo e i viaggi nei paesi sottosviluppati, nutrono sinceri dubbi sulle sue reali capacità di adattamento. “E’ più pazza di me”, taglio corto. E’ vero. Da bosco e da riviera, adattissima a qualsiasi situazione, sebbene sempre più a suo agio nelle trattorie con le tovaglie a quadri che nei posti chic, per i quali -bisogna ammetterlo- ha un tono di voce un po’ troppo alto.

Meditiamo come prossimo passo l’iscrizione al CAI, con annesso tentativo di entrare nel gruppo di sci alpinismo. Potrebbe essere la svolta per superare il lungo inverno milanese.
Ci frulla in testa anche un trekking in Buthan che alcuni amici dell'Apians stanno organizzando. 18 giorni in un posto dove la televisione è arrivata da qualche anno (mi chiedo perché non potessero continuare a farne a meno). Ultimo regno himalayano, un monarca assoluto amato dal popolo, felicemente ignaro delle folli frenesie del libero mercato. Ci stiamo pensando. Se perdessimo l’occasione di visitare una simile avanguardia di reazionari non ce lo perdoneremmo mai.

A.


PS. La foto è stata gentilmente rubata dal sito dell'associazione Apians (www.apians.com), i supereroi che movimentano le nostre domeniche. Grazie ragazzi!!

venerdì 23 luglio 2010

Il piacere di lavorare nell’IT/1

Convivere col mondo IT è umanamente difficile. Non è mai banale lavorare in un campo dove la maggior parte delle persone è monomaniaca della tecnologia e spende ore a discutere dell’iPhone o dell’incredibile vulnerabilità di Explorer (con tanto di dettaglio sui contenuti dell’ultima patch rilasciata).

Qualche giorno fa, a pranzo si chiacchiera del viaggio di nozze: pampa, tango, bolas, vino, Petito Moreno, quartiere del Boca …
“…insomma, ci sto circa un mese”
“Dai, davvero? Fai in tempo a dimenticarti le password!”

Appunto.

giovedì 15 luglio 2010

Non aprite quella porta - Atto I

Cronache della ricerca di una casa a Milano.

Ore 9,17 del mattino Albe mi chiama per raccontarmi dell'appartamento visto alle ore 9,00.
A "No, Sà, incredibile."
S "Amore, ti è piaciuto?!"
A "Non puoi capire cosa ho visto."
S "Allora?? È ganzo? Trovato??"
A "C'erano due ragazze dentro te le farei vedere. Bellissime. Fan-ta-sti-che."
S "..."
A "Mi hanno chiesto con chi ci sarei andato a vivere, perchè sai, ci vogliono persone molto affiatate..."
S "Gli hai detto che saresti andato con tua sorella?"
A "No, in verità, gli ho detto con la mia futura moglie..."
S "Aggiungendo che di qui al 4 settembre si fa sempre in tempo a cambiare idea, giusto?!"

E io che avevo rinunciato a Mika per tornare da un uomo che si dimentica di me dopo due occhi verdi e un po' di capelli mori. Battuta sul mio campo, che disdetta.

S.

giovedì 8 luglio 2010

Mika male!

Conegliano and back. In un giorno.
Per la verità, altro che Conegliano... Codroipo, provincia di Udine.
Il motivo? Beh, un aperitivo con le mie amiche a base di spritz vero, un viaggio in macchina con la Marta, una villa da esplorare, vi sembra secondario?
La verità è che, come due quattordicenni (che non hanno ancora raggiunto l'età dello sviluppo), io e la mia compare siamo andate al concerto di Mika. Fantastico.
Come le quattordicenni di cui sopra ci siamo innamorate, nell'ordine:

- di lui, Michael Holbrook Penniman Jr., al secolo Mika;
- del suo look, semplicemente fantastico e brit pop (sabato alla ricerca del vestito con Albe, ovviamente sullo stile);
- della coreografia piena di fiori (che come sapete a me non piacciono ma quelli avevano il loro perchè);
- dei due ragazzi davanti a noi che la Marta aveva puntato a distanza di 100 mt, per scoprire, con nostro grande rammarico, che per loro il genere femminile non era sicuramente un interesse prioritario.

E con tutte queste emozioni, sconvolgimenti, passioni travolgenti e affini, alle 6,40 del mattino, dopo 4 ore di sonno, ho preso il treno che mi riportava alla mia vita normale.
Normale... questa poi!

S.

martedì 29 giugno 2010

Regina di Fiori


Tengo la metà dei dialoghi della mia vita attraverso Skype. Se considerate che comunque sono sempre invisibile e raramente mi accorgo in tempo di chi mi scrive - prima di trovarlo drammaticamente disconnesso - si intuisce facilmente che le relazioni non sono di facile gestione.
Ma questo, per una che lavora nel settore, è pane per i denti (pane metaforico ovviamente, vista la dieta che mi attanaglia) e allora, via con l'organizzazione 2.0 del matrimonio.

Capitolo FIORI

Le donne amano i fiori. Ah sì? E se a me piacessero di più i fucili da caccia di mio nonno Lionello come la mettiamo?! Diciamo che quasi tutte le donne li amano, ma c'è chi non sviene alla vista di rose e mimose. Alberto, che invece li adora, se ne intende molto più di me e quindi è facile capire come questa parte organizzativa sia toccata a lui.
C'è però una cosa che non posso delegare al pistaccio, ovvero il mazzolino da sposa. Le idee che mi hanno oltrepassato il cervello sono state: non farlo e presentarmi con qualcosa di alternativo in mano (alternativo non tipo kefia, ma qualcosa in controtendenza) usare dei carciofi (ma non è stagione maledizione... i carciofi sarebbero stati fantastici!) o delle penne. Ho dovuto subito cambiare rotta quando mia sorella mi ha guardato con gli occhioni teneri e mi ha detto: "Ma nemmeno se te lo coltivo io con tanto amore??!"
Come si fa a resistere a un'affermazione del genere?
Allora ok per questo mazzolin di fiori che vien dalla montagna.

Mi disinteresso completamente della questione fino a qualche giorno fa quando Chiara mi scrive su Skype:
C "Come lo vuoi tenere in mano?"
S "Scusa?"
C "Sì, come preferisci tenerlo in mano?"
S "Non credo di avere preferenze. Ma scusa in quanti modi si può tenere un fiore in mano?"
C "tipo mazzo, tipo bouquet o tipo scettro"
S "..."
C "Lo scettro secondo me è quello che impegna meno"
(assolutamente in linea con il nome, umile e di poche pretese)
S "Ma è grave non sapere la differenza? Perchè credimi, non la so."
Chiara, paziente, mi spiega la differenza (sta andando a lezione da una fioraia), mi spiega che i fiori hanno un davanti e un dietro, fino a che, stremata, mi dice che posso comunque anche cercarmelo su internet.

Sulla fiducia vada per lo scettro. Ora ci si informa un po' anche per la corona.

S.

PS: Voglio proprio sapere, per inciso, quanti sapessero questa storiellina del davanti e del dietro...

domenica 27 giugno 2010

Per un pugno di euri

Come all'inizio di tutti i grandi progetti, siamo stati constretti a parlare di soldi. Ebbene sì, lo scorso fine settimana, davanti a una tartare e a un orecchio di elefante (unicuique suum, indovinate voi chi mangiasse cosa), abbiamo pianificato il budget 2011.

Niente slide, niente diagrammi a torte, niente excel da consulenti. Piuttosto, ognuno si è frugato nelle tasche, ha tirato fuori le monetine che aveva e le ha messe sul banco. Senza entrare in dettagli ulteriori che potrebbero tediarvi, segnalo soltanto che l'anno prossimo a cena non potremo sempre permetterci ostriche e champagne.

D'altra parte, è noto che Saschia abbia una certa avversione al pesce, per cui rinunciare alle ostriche non sarà un problema. Per quanto riguarda lo champagne, il discorso è diverso. Avendo previsto di pasteggiare a bollicine per i prossimi sessant'anni, dovremo organizzarci. In questo senso, potremmo autarchicamente buttarci sul prosecco dell'amata Conegliano, ripromettendoci di erigere grati un busto bronzeo a Martinotti all'ingresso di casa, non appena le finanze ce lo permetteranno.

In ogni caso, è buffo affacciarsi su un mondo che non conoscevamo, non perché attualmente stiamo vivendo da scialacquatori, quanto perché la discussione di un budget di coppia è qualcosa di completamente distinto dalla gestione dei risparmi personali. È diverso esattamente nella misura in cui il matrimonio è differente rispetto ad altre forme di coesistenza più o meno sociale. Ed è decisamente demodè, almeno quanto avere una prole, rinunciare a qualcosa a beneficio dell'altro (nel nostro caso, il fatto che ci rimanga qualcosa per comprare da mangiare).

Capire che a questo punto le cose si fanno in due e la decisione non è più personale ma di coppia, per quanto ognuno contribuisca al budget di casa, è una sensazione strana specie se ti stai avviando a finire la tartare e i dolci sul menu non sono i tuoi preferiti (per esempio, nel mio caso, il tiramisù).

Riguardo a tutte queste questioni terra terra, io e Saschia siamo tragicamente d’accordo. Non chiedeteci quindi un parere sulla comunione dei beni. Ci penseremo, ma francamente non sapremmo darvi un’opinione. Per quanto ci riguarda, sarà tutta una questione di comodità di gestione, non certo di sostanza. Non siamo nella situazione del ricco vecchino invaghito della giovane senza scrupoli, in dolce attesa del suo infarto.

Se ti sposi, ti sposi. Se siamo così ringrulliti da decidere di condividere una vita, figuriamoci se possiamo perdere tempo a pensare ai conti correnti.

A.

venerdì 25 giugno 2010

Conosci il tuo pistacchio?

Pubblichiamo, per amore - solo per amore - della verità, una sintesi delle domande che mi sono state fatte per testare la mia conoscenza su Alberto. Con relative risposte.

Dopo aver azzeccato a man bassa libro preferito, vino preferito, portiere preferito, la persona che veramente Albe non sopporta (credo l'unica al mondo), pantaloni preferiti da esame e il suo miglior acquisto, veniamo alle dolenti note.

DOLCE PREFERITO
Facile, direte voi.
Il Catelani, così carino e per bene, prima mi plagia giurando e spergiurando che il millefoglie è al top dei suoi desideri - bieco! - poi dichiara che come il tiramisù non c'è niente. Se il buongiorno si vede dal mattino...
Di una cosa siate sicuri. Al matrimonio non ne vedrete nemmeno una, di foglia.

NOSTRA CANZONE
... attimo di panico. Abbiamo una canzone???!
Non posso sbagliare questa, è troppo scandalosa. Poi l'illuminazione. Wonderful tonight, Eric Clapton. "Romanticoniiiii" direte voi. Il motivo? Ascoltate bene il testo.
Lui ha mal di testa e tocca guidare a lei!

COMPLEANNO DELLA MAMMA DI ALBERTO
Alberto: "10 settembre. Questa Saschia non la sa..."
Comunque ora ho imparato.

COSA SA CUCINARE IL FRATELLO DI ALBE?
Sà e Albe, all'unisono: "Assolutamente nulla!"

LE DUE COSE CHE ALBE NON SOPPORTA SIANO FATTE A TAVOLA
Questa è l'unica domanda che non potrei mai sbagliare. Calatevi un attimo nei miei panni. Ogni cena, pranzo, merenda, colazione, aperitivo, 2 cose mi sono vietate:
- Versarmi acqua o vino da sola
(cosa che continuo a fare regolarmente... posso stare ad aspettare che mi versi l'acqua uno che beve un litro alla settimana?)
- Appoggiare i gomiti sul tavolo.
Se, per un brevissimo momento della mia vita, ho pensato che non ci fosse nessuno di più rompipalle di mia sorella Ilaria che a tavola ne aveva una per tutte, appena ho incontrato Alberto mi sono subito rassicurata. Che meraviglia! Mi sento decisamente a casa.

Taccio sulle altre domande mielose e vi risparmio baci, momenti più romantici, ricordi del nostro passato e l'ultimo tagli di capelli.
Vi dirò invece che ho cannato clamorosamente: quante volte Albe controlla di avere la patta dei pantaloni chiusa, dove era l'11 settembre 2001, l'autore del gol della vittoria di una partita della Fiorentina dove ha quasi perso la vita (Fiorentina - Udinese 1-0 Edmundo al 90', stagione 98-99), diottrie dell'occhio destro e l'ora della sveglia al mattino.
Vero. Un po' di sbagli ci sono.
Ma trovatela un'altra che lo prende con i pigiami che si mette per andare a dormire.

S.

domenica 6 giugno 2010

Per sposarsi non ci vuole coraggio - Cronache di un addio al nubilato

Cosa ci fanno insieme del feltro, un papiro, una fascia da Miss(poso), delle domande, una fragola e molti pistacchi, la cornetta di una doccia - rotta - e i testaroli al pesto?

Non è l'inizio di una barzelletta demenziale (di quelle che fanno ridere solo Alberto per intendersi) ma un succo concentrato del fine settimana del mio addio al nubilato, cosa in sè per sè triste e un po' nazionalpopolare (affermazione che mi guadagnerà le antipatie di tanti... ma andiamo! Lo so che in fondo in fondo lo pensate tutti!) ma che le mie amiche hanno trasformato in un capolavoro.
Vi risparmio una piatta cronistoria degli eventi. Ma non posso tacere sulle perle.

Capitolo 1
"MI SPOSO!!!
Cazzi tua."

Per sposarsi non ci vuole coraggio?!!? Andiamo. Sono andata in centro vestita da fragola! Un paio di pantacollant verde, una fragola di feltro addosso e un paio di ciabatte rosa fuschia (come dice la mia nipotina) con scritto "Irene" sopra.
Ho girato per il centro a baciare porcellini e sconosciuiti (castamente sulle guancie amore, non preoccuparti, non mi svendo al primo venuto!) e a brindare con bevande ignote mangiando pistacchi.

Capitolo 2
"MI SPOSO!!!
Beata te, noi siamo disperate!"

Due ragazze bellissime, forse modelle, mi guardano - mai frase fu più corretta - dall'alto in basso. La Vale, incurante dei 30 cm circa che ci dividevano da loro (e non ho contato i tacchi) sbandiera felice il mio imminente matrimonio e loro, invece di squadrarci con compassione, si abbandonano in una confessione donna/donna, degna della migliore delle telenovelas messicane, e ci dicono: "Beata te, noi siamo disperate!". Viva la sincerità dall'alto di un tacco 15!

Capitolo 3
"CORAGGIO VS ARROGANZA."

Un personaggio che auguro a tutti voi di incontrare. L'abbigliamento di Corona, i capelli di Jovetic, lo sguardo da Ceccherini, in un total look Dolce e Gabbana. Mi guarda - mai visti prima - e mi dice: "No, cazzo, tesoro, ti sposi??! Veramente, ma perchè??". E, allontanandosi, regala questa perla al mondo:

"Per sposarsi non ci vuole coraggio. Ci vuole arroganza."

Capitolo 4
"CERTEZZE CHE CROLLANO"

Prima di sposarsi è necessario, e le mie amiche lo sanno bene, mettere in discussione le certezze che si credono di avere sul proprio fidanzato. Non so quanti potrebbero reggere al trauma di sapere che in realtà quello che credono da una vita non è vero. Mi viene fatto un test su Alberto. Quante cose so su di lui. Prima di pubblicare la versione integrale posso anticipare che - e questa gliela rinfaccerò finchè campo - dopo avermi stressato per ore per scegliere il millefoglie come dolce nunziale ("perchè, amore, è il mio dolce preferito... mi piace tantone!!!") ha osato dichiarare che il suo dolce preferito è il tiramisù, facendomi cannare la risposta correta. Maledetto. Lui, il millefoglie e il tiramisù.

Capitolo 5
"Chi rompe PAGA"

E i cocci sono suoi. Propongo di tornare a riprenderci i resti della cornetta della doccia che ci è rimastra in mano. Avendola pagata 20 euro ne avremmo diritto, vero Ele??

Capitolo 6
"TU CHIAMALE, SE VUOI, EMO"

EMO (che non è il diminuitivo di scemo, come brillantemente suggerito da Ranieri) è farsi attraversare da EMOzioni (per l'appunto) forti, anche fossero negative. Finire una domenica pomeriggio a prendere il caffè in un bar a Pontremoli e ritrovarsi a piangere come 7 viti tagliate è molto di più che essersi interrogate sulla tendenza adolescenziale del momento. È viverla. Un'esperienza da tagliarsi le vene. Metaforiche ovviamente.


In conclusione ho fatturato 0,75 centesimi dalla vendita di pistacchi (tra Firenze, Filattiera, Pontremoli e Stazzema), dormito circa 2 ore, parlato ben al di sopra delle mie capacità (ma la Franci si è offerta a perdere la voce per tutte, venendo scambiata anche per un trans all'ingresso del bagno delle signore), realizzato che, su un panel considerevole, l'affermazione "MI SPOSO" porta le persone a pensare che ti sia capitata una disgrazia megalitica, ma questo me lo lascio per un altro post.

Ultimo pensiero per i capolavori di questi due giorni. Non il papiro originale, non il vino (ottimo e abbondante), non la Lunigiana e nemmeno la popolazione maschile di Stazzema.
Mentre tornavo a casa, aprendo il cancello con la valigia in mano, mi sono sentita come un bambino su un galeone che ha scoperto il segreto dei pirati. E ho aperto il mio forziere con dentro il tesoro. C'erano le mie amiche.


S.

domenica 30 maggio 2010

Alive.

Reduce da un fine settimana intenso. Sopravvissuta a un addio al nubilato.
Il mio.
In mano un magnifico cerchietto bianco con perline e velo incorporato (grazie Gloria!!), due occhi gonfi, un'illustrazione meravigliosa del re dei papiri e un vasetto di pesto in frigorifero (via, diciamo mezzo). Le mie amiche nel cuore. Tutte. Forse stanno un po' strette, ma non ho nessuna intenzione di lasciarne andare nemmeno una. Meglio dare una scrollatina a lui - il cuore - per farlo un po' meno mio e un po' più loro.

Un addio al nubilato incredibile. Per giorni me lo sentirete commentare, ne scriverò fino alla nausea. Se riesco anche solo a far capire cosa abbia significato, allora ho un futuro con questa penna in mano.

Dopo le 3 ore di sonno di stanotte, l'ora è appropriata per augurare a tutti la buonanotte. Anche se devo confessare che il mio costume da fragola addosso inizia a mancarmi terribilmente.

Le mie amiche sono i capolavori più sconvolgenti della natura. Lunigiana compresa.

S.

giovedì 27 maggio 2010

Ok la data è giusta


Cento! Cento! Cento!!...


PS: Mancano 100 giorni alla data X!

Un nome dolcissimo

"... Mi serve questo. Attaccarmi così - dico con l'immaginazione - alla vita. Come un rampicante attorno alle sbarre di una cancellata.
...Guardi, qua, sotto questo baffo... qua, vede che bel tubero violaceo? Sa come si chiama questo? Ah, un nome dolcissimo... più dolce d'una caramella. La morte, capisce? è passata. M'ha ficcato questo fiore in bocca, e m'ha detto: - "Tientelo, caro: ripasserò!"

Questa non sono io. A volte altri hanno già usato parole migliori di quanto non sarebbero le nostre per descrivere le stesse situazioni.
È giusto che nel blog ci sia di tutto. Il divertente, il buffo, il bello e il brutto. Le cose allegre e le cose tristi. Le risate e i pianti. Le cose che scottano e quelle gelide. Perchè questa è la vita e la vita è fatta per essere condivisa con gli altri.
L'immaginazione ci può salvare o uccidere, dipende. La vita vissuta per sè, ognuno nella prigione del proprio cuore, ci uccide prima della morte.
Siamo liberi se usciamo e se ci rendiamo conto quanto questo cuore possa essere piccolo e senza luce.

S.

martedì 25 maggio 2010

Una sposa buffa

Odio guardare per ore cataloghi con vestiti da sposa, andare alle mostre tipo "Ecco gli sposi", "Viva gli sposi", "Tutto sposi", "Senza sposi" e "Mica sposi". Il bianco inizia a farmi venire voglia di vomitare e francamente non credo di essere in grado di reggere una converszione che superi i 3 minuti sui tagli del vestito. Un minuto scarso se si parla di tessuti. Non so la differenza tra seta, raso, chiffon e shantung (ho controllato ora come si scrivesse). Forse sono un maschiaccio ma i miei adorati pantaloni larghi vincono sempre su tutto. E poi lo sapete che non so camminare sui tacchi.

Mi dicevano "Vedrai Saschia, ti proverai tanti vestiti ma a un certo punto, mentre ti aiuteranno a indossarlo, lo percepirai, tutto di un colpo. Ti sentirai tanto emozionata, ti batterà tanto il cuore e capirai che lui, solo lui, è il vestito giusto. A quel punto lo avrai scelto."
Accidenti. Un vestito e tutta questa comunicazione. Un vestito. Niente. Due vestiti. Niente. Al sesto ero, nell'ordine:
- sfavatissima perchè mi sembravo un sacco di borotalco senza scatola con questa stoffa bianca che finiva ovunque;
- divertita perchè mi sembravo ridicola come non mai (forse fatta eccezione per quando mia mamma mi ha vestito da nepalese alla festa di carnevale della III elementare);
- in mutande in un camerino a entrare e uscire da abiti bianchi aggrappata a Lorenza (la ragazza che mi aiutava) come un primate a un albero di banane;
- preoccupata dal non sentire minimamente nessuna comunicazione dalla mole bianca che divideva con me il camerino (facciamo 3/4, 1/4);
- distrutta perchè mi facevano male i piedi con le scarpetacco8 "comodissime".

Alla fine io la voce dell'abito non l'ho sentita. È probabile che abbia problemi di comunicazione.
Vi immaginerete che quindi il post si concluda con un "Allora ancora non l'hai trovato questo vestito!".
E qui vi frego. L'ho trovato, sì. Ma le uniche due voci che hanno parlato sono state quelle del mio emisfero destro e di quello sinistro. Più un messaggino di Albe e la voce della mamma di sottofondo. Cosa abbiano detto me lo tengo per un altro post.

Sfaterò un mito ma a me il vestito non mi ha detto un bel niente. Le cose sono due. O sono sorda (e già ne ho delle avvisaglie) o sono proprio una bestia.

S.

PS: Non mi chiedete come sia. Non per cattiveria, ma non saprei veramente come spiegarvelo.

martedì 4 maggio 2010

- 4

Come quando ha nevicato sulla collina di Baroncelli.
Come la temperatura del gelato al pistacchio (perchè invece la fragola preferisce stare un po' più al caldo).
Come l'ultima camminata per Milano, ghiacciati e sereni. Guanti e tisane.
Come la Fiorentina, in queste ultime giornate.
Come 10 - 14.
Come la Patagonia in primavera.
Come la brina sul motorino quando esco di casa presto e so che non ti vedrò per altri 4 giorni.
Come il Martedì.
Come il conto alla rovescia prima della fine della scuola.
Meno quattro, come il Dante Rock prima della fine di un altro anno.
Come le cose burocratiche che rimangono da fare per questo matrimonio.
Come le righe che mancano per fare di un racconto assolutamente normale un capolavoro.
Come gli jogurt fatti a mano che ho ancora in frigo.
Come le ultime cose da fare in ufficio prima di andare via stasera.

Se 4 mesi sembrano pochi, provate a viverli lontani.

S.

giovedì 29 aprile 2010

Newsfeed future professioni/2


Ingegnere, dj e, da oggi, anche sommelier (certificato). Lo sposo pistacchio evolve.

Grazie a tutti per l'appoggio dimostrato fino ad adesso e, in prospettiva, per sopportare chi, da oggi a pieno diritto, pretenderà di riconoscere in qualche fiasco di Chianti andato ad aceto un certo retrogusto di cardamomo e caramella inglese.

A

PS: sarà stato un caso, ma oggi il secondo mistero del Rosario l'ho detto con particolare attenzione... :)

lunedì 26 aprile 2010

Un'allegra coppia di reazionari

Incontri ravvicinati del lunedì mattina. Incontri ravvicinati con una tesi di laurea sulla violenza sulle donne. Ma che bel tema attuale.
Tutti conoscono il mio amore per certi temi, specie su argomenti filofemministi.
Scrivo ad Albe su skype - il nostro mezzo di comunicazione preferito (siamo praticamente andati in crisi quando, per un mese, il nuovo proxy* di Mediaset non lo faceva funzionare):
"Tesi sulla violenza sulle donne. Mi uccidi?"
Albe, laconico.
"No.
Non ancora. Aspetto che siamo una famiglia.
Devo verificare le statistiche e dimostrare che la famiglia è un male.
Comunque la violenza sulle donne mi sembra una questione attuale. Falle i complimenti. Immagino si limiti al mondo occidentale."

A questo punto non mi resta che aspettare con ansia il giorno in cui Albe tornerà a casa con un'ascia in mano e mi dirà: "Saschia, sono a casa...".
Quel giorno, forse, mi pentitò di esser stata così poco femminista.
Ma lo escludo.

S.


* "È un aggeggio che si frappone tra il computer e internet per filtrare le informazioni" Ing. Catelani dixit.

mercoledì 21 aprile 2010

Habemus ecclesiam


Un amico una volta mi ha detto che quando esce con me si porta sempre dietro il passaporto perchè non si sa mai, a seguirmi, dove si possa finire. Facilmente condivisibile, visto che più o meno tutti mi hanno seguito almeno una volta nelle sperimentazioni di trattorie da camionisti nei posti più sperduti della Toscana.
E dal momento che il lupo perde il pelo ma non il vizio, non volevate mica che trovassimo una chiesa di città, urbana e rassicurante? Non sarebbe stato nel nostro stile. Volete mettere l'ebrezza della Firenze - Siena, i campi, gli ulivi, le viti, le strade di campagna dove il vero guidatore può dare il meglio di sè, l'istinto di essere i nuovi Indiana Jones del Chianti? Potevate veramente rinunciare a tutto questo? Da buona creativa so che l'umano ha bisogno di fantasia.

E dopo aver girato più o meno tutta la diocesi e conosciuto dei personaggi mitologici, abbiamo trovato la nostra chiesa.
San Pietro in Bossolo. Tavernelle.
Chiesa romanica che ha circa 1000 anni. E li porta alla grande. Pietra, pietra, pietra. E storie fantastiche. Una sola per tutte: un Pievano stava facendo un'omelia. Gli uomini stavano fuor di chiesa perchè era arrivato i'Pallaio con il suo spettacolo e le donne in chiesa chiaccheravano tra di loro. Arrivato alla soglia massima di sopportazione, tuonò (anzi meglio, tonò) dall'altare: "Ora agli omini gli levo le palle e alle donne ci penso io."

4 settembre, San Pietro in Bossolo. Save the date.

S.

lunedì 12 aprile 2010

Il primo regalo di nozze


Giornata al Vinitaly. Sveglia alle 6, una porzione di parte cosciente di Saschia che mi passa a prendere, Messa pioneristica alle 7, colazione in piedi con cappuccio e cornetto integrale e via. Flettiamo i muscoli e siamo nel vuoto. Alle 10 ci accoglie Verona.
Non starò a farvi la lista dei produttori e dei vini (in ogni caso, molti) degustati. Siamo rimasti praticamente sempre nella zona del Friuli Venezia Giulia. Al cuore non si comanda. Abbiamo rivisto tanti amici e abbiamo conosciuto alcuni nuovi, futuri, potenziali clienti.
Siamo usciti con tanti biglietti da visita, 2 bottiglie di Pittars, 12 bicchieri da degustazione con la base impreziosita dalla scritta “Friuli Venezia Giulia Top white wines” (“Nessuno ha mai avuto la tua faccia tosta” ha confessato divertito un dipendente dell’ente promozione regione Friuli di fronte a una Saschia che ne chiedeva 24), una dichiarazione di amore per l’olio prodotto dagli oliveti di famiglia da parte di Silvana Forte, ma –soprattutto- la sensazione di aver capito che questo mondo fatto di vita e tradizione, di vigne e di terra, di amicizie personali lontane dalla frenesia delle città, è un’arena nella quale –da sposi- ci piacerebbe davvero lottare.

A

PS
Giusto qualche precisazione:
Alberto ha subito preso le distanze dal mio cornetto integrale, non annoverandolo tra gli alimenti degni di essere definiti colazione.
I miei adorati veneti non mi perdonerebbero mai se mi trasferissi a Cormons, per cui si dovrà cercare qualcosa a Conegliano.
Per i 12 bicchieri a me hanno insegnato che domandare è lecito. Io ne avevo chiesti 24, me ne hanno proposti 6. Ed ecco il primo regalo extra lista dai nostri amici friulani. Niente di più adatto dei bicchieri. Se devo essere sincera però mi rode un pochino non aver chiesto anche la sputacchiera e il cavatappi.
Un cliente che, dopo la confessione di voler aprire l'enoteca, ci dice "Siete ganzi", priceless. Mi sento ganza. E anche un po' priceless.
Solo un ringraziamento a Chi mi ha riportato a casa indenne dopo e con 12 bicchieri, sicuramente con più alcool che sangue nelle vene.

Verona Sud casello - collina di Baroncelli, 2 ore. Alboreto is nothing.

S.

martedì 6 aprile 2010

Saschia

Saschia scrive post troppo belli per tenerne il passo.
Saschia fa la copy.
Se Saschia avesse comprato la Eos che i suoi genitori le hanno regalato, farebbe anche tante foto in digitale.
Saschia ha due pregi: il secondo è il naso.
Saschia mi dice le cose prima che accadano; l’unica volta che non l’ha fatto è quando le ho chiesto di sposarmi, ma forse -semplicemente- me lo ha tenuto nascosto per delicatezza (lei nega, ma non ne sarò mai sicuro fino in fondo).
Saschia quando condivide la cucina con la mamma urla, anche se sono a 30 centimetri di distanza.
Saschia ha imparato a usare il mac prima di me.
Saschia lavora in un ufficio fichissimo pieno di gadget meravigliosi e inutili che quando ci passi ti chiedi se davvero la gente lavori o sia tutta una messinscena.
Saschia ha cominciato il corso da sommelier da due mesi e i profumi li sente già molto meglio di me (levatevi subito quel sorriso dalla faccia, non è apprezzato).
Saschia dice di non sapere come trattare i diciottenni ma poi loro sembrano considerarla una sorella maggiore e allora capisci che ne sa anche interpretare il ruolo.
Saschia non è diffidente con chi non conosce.
Saschia non ama particolarmente ballare, ma una forza misteriosa si impossessa di lei quando parte Jack Rabbit Slim (balla in coppia con Alessandro, perché in linea teorica io sono alla consolle).
Saschia ha situazioni difficili da vivere ogni giorno da stroncare un cavallo.
Saschia ha un cavallo, che gode di ottima salute.
Saschia crede che io abbia spesso bisogno di essere rassicurato.
Saschia ha spesso ragione. Nel caso che non abbia ragione, è molto probabile che ce l’abbia comunque.
Saschia ha dormito in posti che la maggior parte delle persone che conosco farebbe fatica anche a vedere in foto.
Saschia quando è in vacanza è sempre sul pezzo.
Saschia chiede le indicazioni quando non conosce la strada.
Saschia è un nome strano.
Saschia pensa prima di agire, ma dopo aver agito continua a pensare per settimane.
Saschia subisce periodicamente la mia inventiva che le affibbia nomignoli improbabili.
Saschia crede che il futuro sarà migliore.
Saschia mi ha costretto ad andare in discoteca da solo varie volte nell’autunno di qualche anno fa.
Saschia mi ha tirato fuori quello che forse non sapevo nemmeno di avere.
Saschia adora il Veneto, ma il prosecco di più.
Saschia ha capito che un sacerdote è necessario, mentre uno psicologo lo è molto raramente.
Saschia non si è mai risparmiata nelle amicizie e questo le ha causato tanti dispiaceri.
Saschia sa che risparmiarsi vorrebbe dire essere un’altra persona.
Saschia non conosce la geografia.
Saschia ha fatto un corso di laurea in qualcosa che ha un nome talmente lungo che non lo ricorda neanche più lei (io, al contrario, lo ricordo perfettamente).
Saschia dice che in futuro si sveglierà, accenderà il mac su un tavolo di cristallo e, sorseggiando una mug di caffè, scriverà romanzi.

A

giovedì 1 aprile 2010

Newsfeed future professioni

Un piccolo aggiornamento sulla mia vita professionale.
Oggi ho fatto l'esame da sommelier. Tra gli obbrobri, segnalo l’errore indegno di avere definito lo Sherry un distillato (troppo lungo spiegare perché, limitatevi a prendere atto che sono un po’ cretino, che non dovrebbe essere complesso).
L’esame è stato complessivamente molto difficile, più di quello che il costo complessivo del corso avrebbe dato adito a pensare.
Tutto sommato, ogni esame della vita lo è, quindi sono abituato bene. Come condiviso con il fido collega di bevute Ferriccioni, non eravamo sotto 3-0 a 10 minuti dal 90°, per cui ce la siamo giocata fino alla fine a testa alta.
Il paragone calcistico crolla quando penso che il risultato lo avrò fra un paio di settimane, ma la vita ci ha abituato anche all’imperfezione.

A

martedì 30 marzo 2010

Come due canguri


Alberto senza Saschia tende a immalinconirsi. Come un cucciolo di canguro senza stare nella tasca.
Saschia senza Alberto tende a dare troppo sfogo alla sua immaginazione. Come se quella tasca fosse tutto il mondo intorno.
Alberto ha bisogno di ridere. Saschia di ritornare con i piedi per terra.

Alberto ha decisamente bisogno di un megafono, Saschia di un Amplifon.

Forse è per questo che ci sposiamo.

martedì 9 marzo 2010

Decisioni istantanee

Anche noi ne vogliamo una così. Demenziale, geniale.
Abbiamo il fotografo.
Questo non vi scoraggi ad armarvi di macchine fotografiche di ogni tipo e gettarvi nell'agone lanciato appositamente per i nostri amici aspiranti fotografi. Dalla Polaroid alla Eos. Voglio vedere più obiettivi che teste. E lanciare una sfida. Vince il bacio della sposa (ambitissimo, lo so...) chi riesce a farmi venire bene in una foto. Chi ci ha provato sa che è arduo. Arduissimo.

Poi, giusto per essere chiari fin dall'inizio, allerto già tutti gli amici di prepararsi perchè vi sarà richiesto un contributo attivo. La foto ne è esempio.

S.

lunedì 8 marzo 2010

Libertà nel migliore dei mondi possibili

Fine settimana di ritiro. Un po' anche di rivincita morale. Finalmente tutto il gruppo prematrimoniale ha visto che Alberto esiste. Che mangia, respira, e addirittura si esprime, che, in definitiva, non è un enorme computer genera-messaggi. Ufficialmente sono una di loro, una persona più o meno normale con un fidanzato vero.
Fine settimana di ritiro. Per conoscersi con gli altri e anche tra di noi. Prima - e, logiurofosselultimacosachefaccio, ultima - discussione sull'organizzazione del matrimonio tra me e Albe. Per chi sente una pruriginosa curiosità, blocco subito l'istinto gossipparo dicendo che io e il mio promesso abbiamo convenuto che è da stolti occupare il tempo con preoccupazioni inutili. Assumendo quindi la massima Mennonna come modello di vita, abbiamo risolto il nostro diverbio con un bel "Ma c'importa una sega" che, si sa, da generazioni e generazioni ha risolto migliaia di problemi.
Capito quindi quanto sia stupido discutere su meccaniche e dettagli che non ci cambiano la vita, abbiamo virato la nostra intelligenza (...) verso est, ai massimi sistemi.
Fine settimana di ritiro. E di orazione tra le vigne a Olena, noi due insieme. Che spettacolo. Sei lì, con il sole che scalda e il venticello freddo che ti riportà alla realtà e pensi a quanto è stupido discutere per stupidaggini. Insieme abbiamo analizzato la parola per sempre.
Pensate, e non è assolutamente banale: a Olena eravamo più o meno 12 coppie. In questo 2010 ci saranno per lo meno 12 giorni dell'anno in cui si dirà un sì per sempre. Per sempre, per tutta la vita, qualsiasi cosa succeda.
E tra testimonianze di chi la vocazione l'ha trovata in Qualcuno più grande di noi, letture, cani che muoiono e cani che aspettano in macchina, pensieri, salsicce e condivisioni, il tutto si è concluso con una frase che, come un sigillo di cera, ha spazzato ricordi e discorsi seminati in due giorni.
"Mah, tanto alla fine ognuno fa un po' come gli pare."

Possiamo quindi desumere che la lotta al relativismo è la sfida del nostro secolo.

S.

venerdì 5 marzo 2010

Armi e bagagli

Stamani un tipo mi fa: "Ma te il venerdì giri sempre con la valigia?". Lì per lì taccio. Poi rispondo: "Sì, ma sarebbe giusto che la portassi anche gli altri giorni, per lo meno dal 4 settembre in poi. Mi sposo".

A

giovedì 25 febbraio 2010

Uno di famiglia

Saschia non mi ha capito da subito (qualcuno ironizzerà sul fatto che anche ora abbia delle difficoltà, ma farò finta di ignorarlo). Prima di arrivare a quella complicità figlia di anni di frequentazione (e di sopportazione, aggiungerei, ma farò finta di ignorarmi) c’è stato qualcun altro nella famiglia Masini che mi ha apprezzato davvero e si è gettato al collo, ben prima –molto prima- di quanto abbia fatto Saschia.
Quando ci siamo incontrati per la prima volta ha voluto dimostrarmi il suo affetto prendendomi al collo e quasi gettandomi a terra, guardandomi con occhi grandi e profondi. Un fiuto infallibile. Mentre nessuno credeva in noi, forse nemmeno noi stessi (si vocifera addirittura di “amici” che si facevano beffe della lealtà e sconsigliavano a uno di frequentare l’altro), lui c’era. Io così ero già uno dei Masini, prima di parlare con Tatiana, prima di discutere di calcio con Marzio, prima di confrontarmi con le due sorelle, che per il momento credo avessi visto a malapena in qualche foto.
Gli sono grato per questo. Davvero. Con Saschia non è andato tutto liscio fin dall’inizio. Direi anzi che ci siamo conquistati senza scorciatoie, con qualche sana sportellata, soffrendo anche per lunghi periodi. Tra tutti, lui, in quell’inizio così tormentato, ha sempre dimostrato in me una fede incrollabile, un attaccamento senza precedenti, un’adesione totale e mai interessata.
Si chiamava Ubaldo. Era il cane di casa. Parlo al passato perché ora non c’è più. E’ sulla sua nuvolina e ci guarda dall’alto. Non sono un amante degli animali ma sono convinto che il 4 settembre ci sarà un po’ anche lui a fare il tifo, con la sua mole gigantesca da lupano, le movenze scomposte e il suo sbavucchiare incurante e adorabile.
Ubaldo, sì, primo tra i Masini, mi ha voluto molto bene.

martedì 23 febbraio 2010

28 e non sentirli

Quando invecchiare è una sicurezza per il fisico. Dello spirito non mi sono mai preoccupata. Vecchio in partenza, come piace a me.
Ottimo auspicio per il futuro!
Auguri amore.

S.

domenica 21 febbraio 2010

La realtà delle cose - atto II

La realtà delle cose parla di fatti.
I fatti hanno l'odore di pop corn misti a fumogeni. Il sapore di sigarette, canne e tutto lo scibile fumabile. Il rumore di bestemmie (con conseguenti atti di riparazione), infamate all'arbitro, cori, commenti e nefandezze verbali di vario tipo.
Come avrete intuito siamo allo stadio. Fiorentina Livorno. Il tempo (metereologico) ci avvicina più a una tempesta che a una domenica pomeriggio di città. Sembra di essere sulla nave dei corsari.
Con la mia benda sull'occhio e il coltellaccio tra i denti mi volto verso Capitan Albertino, che, dal suo posto, grattandosi il mento, scruta l'orizzonte della porta avversaria. Azione della viola. Gol sbagliato clamorosamente.
Il pirata che è in lui esce fuori. Si alza, diventa rosso, urla, impazzisce, agisce.
L'Artemio Franchi da oggi pomeriggio ha un seggiolino in meno. Il pirata ha lasciato il segno.

S.

PS: E proprio a quel seggiolino dedichiamo i nostri 6 anni di fidanzamento - che festeggiamo oggi. Allo stadio.

giovedì 18 febbraio 2010

Scusami se chiedo il divorzio

alberto. scusa ma ti voglio sposare.
scusa ma ti chiamo amore, tesoro, trogolo, troiaio, bestia o, quando la creatività mi abbandona, albe.
scusa ma facciamo non uno ma due corsi prematrimoniali. scusa ma proviamo a prepararci, sapendo benissimo che il difficile inizia dopo il si e non prima.
scusa se non andremo a cena fuori per i prossimi 3 anni (forse anche 4) o se i nostri amici non sono abbastanza interessanti da regalarci brividi andando a baccagliarsi le diciassettenni.
scusami se penso che il matrimonio sia indissolubile, che sia lecito uscire di casa sbattendo la porta, per poi riaprirla due minuti dopo.
scusami se penso che dire "ci manca l'amore" sia una delle cretinate più grosse che ho sentito nell'ultima settimana (perchè di cretinate ne sento parecchie, soprattutto questa settimana) nemmeno fosse un litro di latte. "Ups! è finito l'amore! aspetta che vado al supermercato a comprarlo, torno subito, a meno che non trovi una nuova bevanda afrodisiaca che mi ispiri di più."
scusa se spero, a quarant'anni, di non rimpiangere di essere una ventenne e di non far credere alle persone che tutto fa schifo solo perchè nella mia vita non sono stato capace di fare un cazzo.
scusami se sono scurrile, ma in fondo a volte serve.
e soprattutto, scusami, scusami, scusami se, ancora oggi in questo mondo così civilizzato, provo ancora a usare il congiuntivo.