martedì 31 gennaio 2012

Esperienza a bassa quota

Ho scoperto che andando dall'ufficio a Bisceglie fino a casa con l'andatura a 25km/h si prende un'onda verde sconvolgente. Mai trovato un semaforo rosso.


Considerato però che la traversata è durata 40 minuti, mantengo riserve  sull'opportunità di ripetere l'esperimento in futuro.

domenica 29 gennaio 2012

Hierosolyma, AD 13

"Il piccolo Gesù attende il babbo Giuseppe e la mamma Maria all'uscita ovest.
Ripetiamo, il piccolo Gesù attende il babbo Giuseppe e la mamma Maria all'uscita ovest.


Dindondindondindon! Si avvertono i gentili pellegrini che il tempio chiuderà alle ore 18."

lunedì 23 gennaio 2012

Apprendista Sommelier lez. 1 - Come stappare una bottiglia di spumante

Ho assistito sovente a stappature di bottiglie di spumante effettuate in maniera indegna. Perché non si rinnovi in me questo dolore in futuro, fornisco di seguito alcuni utili suggerimenti.
  • Immergere la bottiglia in un secchiello con ghiaccio e portare la bottiglia alla giusta temperatura di servizio. Prediligere le magnum alle semplici champagnotte, per non correre il rischio che qualcuno rimanga sobrio.
  • Togliere la bottiglia dal secchiello del ghiaccio e asciugarla con un tovagliolo di servizio per evitare lo sgocciolamento dell’acqua.
  • Fissare i commensali con occhi iniettati di sangue (evitare di avvantaggiarsi con utilizzo di droghe, il sommelier deve essere sempre elegante e appopriato). Presentare la bottiglia ai commensali tenendola con le due mani, annunciando a gran voce il nome del vino, l’annata, il nome del produttore e l’eventuale cru.
  • Porre la bottiglia sul tavolo di servizio con l’etichetta rivolta verso i commensali e togliere la stagnola che ricopre la capsula.
  • Tenere saldamente la bottiglia con le due mani e agitarla vigorosamente con moto longitudinale.
  • Tenere saldamente con la mano sinistra il collo della bottiglia, tenendo il pollice sul tappo, e svitare la gabbietta con la mano destra.
  • Togliere la gabbietta e metterla su un piattino.
  • Alzare la bottiglia dal tavolo, stringerla saldamente con una mano mentre con il pollice dell'altra si fa leva sul tappo. Nel caso questa operazione risultasse difficoltosa, utilizzare l’apposita pinza.
  • Inclinare la sommità della bottiglia verso l'alto o direttamente verso i commensali, qualora le circostanze dell'evento lo permettano.
  • Eiettare il tappo con violenza, quindi portare il pollice della mano alla bocca della bottiglia e fare pressione per aumentare l'intensità del flusso di liquido che trabocca.
  • Puntando la bottiglia come se si stesse utilizzando un'arma automatica, innaffiare nell'ordine: il pontefice, i cardinali, i vescovi, i prelati, le donne (cominciando dalla più anziana), le religiose, il presidente della repubblica, il presidente del Senato, il presidente della Camera, il presidente del Consiglio, i ministri, i parlamentari, gli ufficiali di corpo d'armata, i carabinieri, tutti gli altri uomini. Durante l'operazione, urlare come se si fosse posseduti dal demonio.
  • Quando la pressione del liquido risulti ormai troppo scarsa, versarsi lo spumante tra i capelli agitandoli con una mano.
  • Appoggiare la bottiglia sul tavolo. Recuperare il tappo della bottiglia e annusarlo per riconoscere eventuali odori anomali. Riporlo poi sull’apposito piattino, insieme alla gabbietta, per presentarlo al cliente che ne volesse verificare la qualità.
  • Tracannare il residuo attaccandosi direttamente alla bottiglia. Fare un rapido esame organolettico del vino, per verificare che non siano presenti difetti.
  • Nel caso all'assaggio la bottiglia presenti anomalie, ripetere le operazioni precedenti scusandosi con il cliente, spiegandogli il motivo della sostituzione e garantendo doccia, sapone, ciabatte e asciugamani per tutti.

giovedì 19 gennaio 2012

Come la si chiama la Zanicchi di nome?

Iva, Iva la si chiama!


E con una citazione di cinema d'autore - decisamente non per tutti (ho fatto un Master, non dimenticatelo!) - non si può che impegnarsi per scrivere un post all'altezza.


La Partita Iva. La vera tappa che fa di un lavoratore dipendente un lavoratore autonomo.
Autonomo. Che parola! Non vi sentite già un po' liberati? Via le catene, il gioco secolare! L'indipendenza, la libertà, l'ebrezza dell'incertezza. E cosa volete che sia non avere la benché minima idea di quanto si guadagnerà da qui a un mese e soprattutto se si guadagnerà qualcosa? Il rischio è sempre stato affascinante, il pericolo è il mio mestiere (oggi giornatona, quanto a citazioni).


Chiamo il commercialista, tutta contenta. Quasi saltellando dico: "Devo aprire la partita iva!"
Prima domanda: "Che fai tu esattamente?"


Perché mi sento sempre deficiente a rispondere "la scrittrice"? Mi sembra che suoni come quando alle elementari ti chiedevano che mestiere avresti voluto fare da grande e tu rispondevi "l'astronauta" (anche se io da piccola avevo le idee chiare e volevo fare la banchiera - avevo più testa a 7 anni che adesso).
Comunque: la risposta giusta è: la scrittrice.
Silenzio dall'altro capo del telefono.


Sento in dovere di giustificarmi. È più forte di me.
"Cioè, la scrittrice... - risata finta, come per far intendere: dai! mica ci avrai creduto sul serio! - La sceneggiatrice." Massì, proviamoci. Mi sento un po' una ladra a darmi della sceneggiatrice, ma in fondo qualche sceneggiatura l'ho scritta... avanti Saschi!


Il silenzio dell'altro capo è interrotto da un eloquente: "Mmmh."
Ti prego, fai che non dica "Ah! Le scenografie!".
Silenzio. Ancora. Sempre più profondo.


Di nuovo, la stessa esigenza.
"Nel senso: scriverei sceneggiature, ma mica solo quello! Faccio anche la editor - terreno sempre più scivoloso -, faccio ancora qualcosa per la pubblicità e... - ce l'ho! Posso ancora salvarmi! - scrivo storie per bambini! Applicazioni per ipad per bambini!"


Cioè, nessuno tocchi i bambini! Appena dici "bambino", automaticamente assumi una specie di giustificazione sulla tua esistenza. Anche se fai un mestiere apparentemente inutile. Come la scenografa. Ops, scusa volevo dire la sceneggiatrice.


Silenzio.
"Saschia, sai che si fa?"
"No (battito di coda, stile labrador) che si fa?"
"Vai sul sito dell'agenzia delle Entrate. Ci sono 50 pagine in corpo 7 di denominazioni di aree di lavoro. Scegliti la tua, vai."


A posto!
Inizio già a rimpiangere la banca.


S.

venerdì 13 gennaio 2012

Il limone e il ramerino

Senza dirlo a nessuno, senza che nessuno vedesse, partecipasse, commentasse, tagliata fuori dalla gazzarra dell'universo, in un pomeriggio di sole, ho rubato.
Non so se tecnicamente il verbo giusto sia rubare, ma considerando che non l'ho detto a nessuno forse il caso è quello giusto.


Ho rubato un rametto di ramerino.
Vedo già le vostre facce, divertite e scettiche, come di chi voleva ascoltare chissà quale torbido segreto e si ritrova in mano la confessione del furto di caramelle.
Mi dispiace, niente scandali (e niente caramelle).
Almeno per oggi.


Oggi si parla di ramerino. Del mio rametto di ramerino. Speciale e verde. Come lui nessuno mai.
Di un giardino. Di ulivi più vecchi di 2000 anni. Di Diego e delle sue ciabatte che saltano da una pietra a un'altra. Delle sue spalle, di un passato, un fucile. Dei soldi. Che non bastano mai. Dell'allegria che non può camminare, ma deve correre. Della verità.
A proposito. Che cosa è la verità?


Il mio rametto di ramerino non me lo dice. Troppo facile così. Effettivamente sarebbe pretendere troppo da un rametto di ramerino.
Un rumore. Un Berlingò si arrampica tra gli ulivi del Getsemani.
Il mio rametto non mi dice niente. Profuma. Profuma così forte che lo sento anche se ho il naso tappato. Parecchio tappato.


Qualcun altro ha rubato. In quello stesso giardino, in quello stesso pomeriggio, in quello stesso sole, e vento, e trifogli. Davanti a quella stessa erba che faceva delle onde che sembrava di galleggiare su un mare verde. Altro che mar Morto.
Una foglia di limone è l'altro furto.
Anche lei profuma, ma di un profumo che non posso sentire. Perché non è il profumo che ho scelto io. È un altro ricordo, un altro pensiero, un'altra poesia che non mi appartiene. Si può chiamarla così? Poesia, dico.


Forse, in quel giardino, sì.


S.

lunedì 2 gennaio 2012

Salbe on tour - Ultima crociata parte 3

Per la serie "Fede e Ragione", ecco un'interpretazione piuttosto letterale del comandamento "non nominare il nome di Dio invano" trovata su un volantino ebraico.

Salbe on tour - Ultima crociata parte 2

...anche noi.

domenica 1 gennaio 2012

Salbe on tour - Ultima crociata parte 1

Acquisizioni dopo meno di 18 ore dall'ingresso in Terrasanta:
- sistemazione in convento di domenicane poi rivelatosi un centro di neocatecumenali. Speriamo di non trovare stasera nessuno che suona il tamburo agitando una palma.
- tentare di andare a dormire per tre ore e scoprire che il momento in cui stai per prendere sonno coincide con quello del muezzin (ma questo varrebbe un post ad hoc).
- dormire tre ore e realizzare che la suddetta guesthouse house si trova in mezzo ai territori palestinesi, ma più che altro ai palestinesi.
- partecipazione alla Messa del primo dell'anno al Patriarcato latino di Gerusalemme presieduta dall'inavvicinabile patriarca Fouad. Lingue utilizzate: 6 (latino, arabo, italiano, francese, spagnolo, ebraico). Cori polifonici: 1. Padre nostro in arabo: incomprensibile.
- salita nelle stanze del millenario patriarcato latino di Gerusalemme con bacio dell'anello del padrone di casa che ci ha chiamato "tesori". Seguono grandi pacche sulle spalle.
- degustazione di pasticcini locali con un ambasciatore di origini ignote (bellissimo lui, bellissimi la moglie e i figli) e alcuni alti prelati dall'aspetto bonario. Ma a loro l'anello non lo abbiamo baciato.
- spostamento a betlemme accompagnati da un frate francescano canadese che ci ha fatto da guida insieme a degli sconosciuti italiani molto simpatici.
- passaggio sulla strada che entra nei territori palestinesi con vista su muro di cemento della discordia.
- blocco di soldati israeliani e perquisizione dell'autobus sul quale viaggiavamo. Mitra spianati: 2.
- visita alla cappella della Natività saltando la coda grazie alle buone leve della nostra guida.
- trovato ristorante grazie a una rete wifi non protetta nella città nuova. Grande Tripavisor.
- programmata la mattinata di domani con visita del Santo Sepolcro.