mercoledì 27 ottobre 2010

Un ordinario mercoledì di follia

Saschia chiama casa Masini.

Tuu tuu tuu
"Sì, pronto, ciao Adalberto, sono la Saschia."
"No, Adalberto è fuori a spazzare le foglie in giardino"
"Ah, ok, tanto io cercavo la mamma"
"Non c'è. È a prendere le bambine a scuola"

"Ah..."
"Arrivederci"

(tu tu tu tu tu tuuu
... rifletto un secondo e mi domando. Ma chi caspita era a telefono?)

"Scusi, a proposito, ma lei chi caLLo è??? Il killer che ha ucciso tutta la mia famiglia??"

La Tati non mi risponde al cellulare. Speriamo bene.

Si va di nulla. Da una parte un marito che mi vuole sterminare con la mozzarella chimica. Dall'altra una famiglia - probabilmente - in ostaggio di un pazzo.

venerdì 22 ottobre 2010

Casa Catelani - omicidio premeditato



Beh, non c'è che dire, si inizia bene. Da nemmeno 24 ore sono in Via T. a Milano e già temo per la mia incolumità. Tralasciando il fatto che anche stanotte, nel bel mezzo della fase rem siamo stati risvegliati dalle doghe del letto che hanno deciso che in verità la loro vocazione era diventare uno scivolo per bambini, lasciandoci (per la seconda volta) col sedere in terra, stamattina scopro che le sorprese non sono ancora finite.

Apro il frigo per prendere un bicchiere d'acqua e vengo quasi asfissiata da una spinacina dell'Olocene che mi guardava con occhi poco vivi, dal secondo scaffale del frigorifero. La buttiamo via, rigorosamente nella pattumiera comune, per evitare di appestare tutta la casa.
Ma ora, alle 13.29 faccio una nuova sconvolgente scoperta.
Nel terzo scaffale del frigo trovo una confezione di mozzarelle - scadute, ovviamente - che, per non so quale strana reazione chimica, hanno iniziato a gonfiarsi e ora sembrano un sacco di gommapiuma. Vi giuro si stanno gonfiando davanti a me. Potrebbero esplodere da un momento all'altro.
Mi sento vagamente inquieta.

Credo che andrò a buttare la spazzatura.

S.

PS: credo che un post valga come prova. Se tra 2 ore non ci sono segni di vita (della mia, non della mozzarella) è omicidio premeditato.

lunedì 18 ottobre 2010

Gente di matrimoni: Catoni & Dissociati


Se mai vi siete chiesti dove e con chi passo le mie giornate, la risposta corretta non è "con Albe".
Vi presento la Catoni&Associati.

S.

giovedì 14 ottobre 2010

6,2

Vi siete mai chiesti che cosa possa stare in 6,2 cm?
Non ci sta un evidenziatore, un cellulare, la cornetta di un telefono normale. Non ci stanno il mouse di un computer, un paio di occhiali, un braccialetto nuovo disteso per lungo, un biglietto aereo, una valigia per andare lontano (e nemmeno una per stare vicino). Nessun orologio, felpa, impermeabile, bottiglia di vino, una pentola a pressione o una cornice di argento. Forse ci potrebbe stare un contenitore del sale. Non ci sta un libro, un dvd, un cd, le vecchie cassette che ormai nessuno usa più.

Ma cosa volete che ci possa stare mai, in questi 6 centimetri e poco più.
Siamo gente concreta, abituata a ragionare sui fatti.
E se io vi dicessi che in 6 centimetri e 2 ci stanno dei sogni, delle difficoltà, dei problemini logistici insieme a un naso, due orecchie e una bocca?
Una testa e probabilmente un testone?
In 6,2 centimetri ci sta un tipo che viene sempre mosso nelle foto perchè si muove troppo.
Ci sta il coraggio. Ci sta la corrente delle cose da fare e la controcorrente. Ci sta la paura. Meglio muoversi per non avere freddo.

In 6,2 centimetri ci sta una chiave.
Appunto. Una chiave. Che cosa apra, è una sorpresa per voi. È insieme sosta e partenza.
Buon viaggio.

S.
(zia Sà)

lunedì 11 ottobre 2010

E se fosse una questione di ritmo?

Pubblichiamo, per chi si fosse un attimo assopito, per chi non avesse sentito, per chi era distratto, per chi la voleva risentire, per chi non c'era, o semplicemente, soprattutto, per noi, l'intenzione della sorella Ilaria e di Matteo.

"E se fosse una questione di ritmo?
Tutti i sentimenti della vita scaturiscono da questo segreto: il ritmo delle cose.
E ci vuole pochissimo per mancare l’amore, quando le cose si dispiegano troppo lente o troppo veloci."
P. Sorrentino


L’amore è vitale e la vita può essere:
un’eclissi solare, tanta bicicletta,
apprezzare le diversità altrui,
addormentarsi da soli, lo studio,
le stesse esperienze, le diverse esperienze,
la fatica, la discussione e il confronto,
il riposo, la sintonia e il piacere di scoprire che la pensi allo stesso modo,
la convivenza, la tua città, il mare,
un lettone scomodo,
il fare la spesa, la canoa, i cani,
il silenzio della campagna, il rumore dell’autostrada,
i bilanci,
un altro 4 settembre,
un sagrato di una chiesa per stare più vicini a Dio,
una casa nuova, le cene, gli amici,
l’ordine e il disordine,
km di siepe e ringhiere,
un lettone finalmente comodo,
elia detto pillow,
la professione,
altri amici, e ancora tante cose da imparare,
il detto, il non detto,
il pensiero e l’esperienza,
le lucciole che non ci sono più,
le cravatte, la musica, correre,
i riti di cui avremmo tanto bisogno, ma ai quali non riusciamo più a star dietro,
le porte finestre, il cuculo, il teatro,
un’altra nina,
ridere, dormire tutta la notte,
la scuola, le au pair, il cinema,
le tartarughe, i libri, il canone,
la confusione, i giochi,
babbo natale e le sue storie,
ballare in salotto, andare a cena fuori,
il tempo che corre veloce,
un altro bambino senza nome,
la tenda, la sabbia, le apuane,
il vino e i parenti,
il ritmo appunto,
i dettagli,
ma soprattutto: le sfumature.

Buon viaggio anche a voi.

Ilaria e Matteo

Il mistero e lo zio Enrico

"Sono trascorsi molti anni, ma ricordo come fosse ieri. Ero giovanissimo, avevo l'illusione che l'intelligenza umana potesse arrivare a tutto. E perciò mi ero ingolfato negli studi oltre misura. Non bastandomi la lettura di molti libri, passavo metà della notte a meditare sulle questioni più astruse. Una fortissima nevrastenia mi obbligò a smettere; anzi a lasciare la città, piena di tentazioni per il mio cervello esaurito, e a rifugiarmi in una remota campagna umbra. Mi ero ridotto a una vita quasi vegetativa, ma non animalesca. Leggicchiavo un poco, pregavo, passeggiavo abbondantemente in mezzo alle floride campagne (era di maggio), contemplavo le messi folte e verdi screziate di papaveri, le file di pioppi che si stendevano lungo i canali, i monti azzurri che chiudevano l'orizzonte, le tranquille opere umane per i campi e nei casolari.

Una sera, anzi una notte, mentre aspettavo il sonno tardo a venire, seduto sull'erba di un prato, ascoltavo le placide conversazioni di alcuni contadini lì presso, i quali dicevano cose molto semplici, ma non volgari né frivole, come suole accadere presso altri ceti. Il nostro contadino parla di rado e prende la parola per dire cose opportune, sensate e qualche volta sagge. Infine si tacquero, come se la maestà serena e solenne di quella notte italica, priva di luna, e folta di stelle, avesse versato su quei semplici spiriti un misterioso incanto.

Ruppe il silenzio, ma non l'incanto, la voce grave di un grosso contadino, rozzo in apparenza, che stando disteso sul prato con gli occhi volti alle stelle, esclamò: «Come è bello! E pure c'è chi dice che Dio non esiste». Lo ripeto, quella frase del vecchio contadino in quel luogo, in quell'ora: dopo mesi di studi aridissimi, toccò tanto al vivo il mio animo che ricordo quella scena come se fosse ieri. Un eccelso profeta ebreo sentenziò, or sono tremila anni: «I cieli narrano la gloria di Dio». Uno dei più celebri filosofi dei tempi moderni scrisse: «Due cose mi riempiono il cuore di ammirazione e di reverenza: il cielo stellato sopra di me e la legge morale nel cuore». Quel contadino umbro non sapeva nemmeno leggere. Ma c'era in lui, custoditovi da una vita semplice e laboriosa, un breve angolo in cui scendeva la luce del Mistero, con una potenza non troppo inferiore a quella dei profeti e forse superiore a quella dei filosofi."

Enrico Fermi

sabato 9 ottobre 2010

Miseria e nobiltà

Milano, sabato mattina.
Con nonchalance sfogliamo sull'iPad il sito di Mondoconvenienza alla ricerca di un letto.

venerdì 1 ottobre 2010

Thanks to

Grazie a chi è venuto da lontano, a chi è venuto da vicino e a chi non è venuto affatto. Grazie a chi ha parlato e a chi si è vestito da donna. A chi ha suonato. A chi sembra abbia perso ma in realtà prepara la riscossa.
Grazie al carpaccio, prossimo protagonista di "Chi l'ha visto". Grazie ai nostri genitori. Grazie ad Althea e Ariel per aver scosso i miei indugi rompendomi il vestito dopo nemmeno due ore che l'avevo addosso. Grazie alla Mirella, runner sarta. Grazie a ignoti per avergli dato il colpo di grazia rompendolo di nuovo.
Grazie al Prosecco Giavi, all'Annick, al Pinot Bianco Picech e al Chianti Classico Villa Pomona, vecchi compagni di bevute. Grazie a Fede, per averci indicato la via della misura. Grazie all'Ila e Matte, inconsapevoli testimonial del MPV.
Grazie a chi si è entusiasmato alla vista dell'Open Bar, come se fino a quel momento avesse dovuto pagare per bere. Grazie ad Ale.
Grazie a chi è venuto in chiesa per noi. Grazie a Don Franco che ci chiama "tesorini miei". Grazie alla signora del fritto per salvaguardare il fegato dei nostri ospiti offrendo una sola zucchina alla volta. Grazie al bambino che di zucchine ne voleva due è che ancora oggi gira sotto scorta.
Grazie alle zie. Grazie al Veneto per averci prestato 6 cavalli di razza. Grazie al Piemonte per regalarci 4 piemontesi atipici!
Grazie a chi non è rimasto per ballare e a chi ha fatto chiusura. Grazie a Nord sud ovest est. Grazie a Rani per averci prestato la 500 che ci stava per abbandonare in autostrada. Grazie al Carletti per averci fatto rischiare la vita per una foto al casello di Firenze Certosa. Grazie anche alla signora che a quel casello ci ha urlato con odio "sciagurati!".
Grazie all'aspirapolvere della chiesa che non funzionava. Grazie alle due promesse della diocesi fiorentina. Grazie ai discorsi corti. E anche alle supercazzole. Grazie allo psyllogel.
Grazie a Chiara e Lapo. E loro sanno perchè.
Grazie all'outlet di Barberino per averci evitato una gita a Milano Marittima. Grazie anche a chi pensava che volessimo un aperitivo tipo quelli milanesi.
Grazie al Dott. Z., avamposto inespugnabile agli amici molesti che volevano insidiare la nostra prima notte di nozze. Grazie di esistere agli amici molesti. Grazie a chi non ha neanche risposto all'invito.
Grazie a chi si è entusiasmato. A chi si è annoiato. A chi ha mangiato e a chi non ha mangiato.

Infine, grazie a quei due matti che si sono accorti che ci sono così tante persone che gli vogliono bene.