sabato 27 novembre 2010

Edizione straordinaria - Premio F.A.V.A. del 27 novembre 2010


Signori e Signore non si era mai verificato.
Sono quasi emozionata, mi tremano le mani, gli occhi e anche un po' la sedia al solo pensiero della notizia che vi sto per dare.
Dall'istituzione del Premio che voi ormai ben conoscete non era mai successa una congiuntura simile. Questo potrebbe significare molto: nuove visioni del rapporto tra uomo e donna, le differenze del genere, l'inferiorità e la superiorità, nuovi confini del conflitto e della sua gestione, una ridiscussione completa sui meandri della mente, sui sogni, i dejavu, i lapsus e, perchè no, anche le parolacce.

Ma non voglio dilungarmi troppo.
Oggi, per la prima volta, due, dico, due persone hanno vinto il Premio F.A.V.A. contemporaneamente.
Si tratta di me e di Alberto.

Sabato pomeriggio, 14.38. Si parla di strategie di comunicazione. Alberto mi chiede:
-"Ma la macchina?"

Vai.

Dimenticata. Completamente. Pulizia strade causa mercato del sabato mattina.
Dopo che avevamo anche parlato tutto il giorno di come fosse comodo il parchetto dove parcheggiamo di solito, non ci era nemmeno venuto in mente che stanotte la macchina andasse spostata.

L'Odina* a quest'ora potrebbe essere a Pero.
- una corsa in taxi per raggiungere Pero, 40 euro, con Mastercard
- una multa per divieto di sosta, massima potenza, 168 euro con Mastercard
- l'addebito del trasporto della macchina fino al deposito auto, circa 80 euro, con Mastercard

- un Premio F.A.V.A. per due, priceless.

È in questi momenti che non ho dubbi. Siamo veramente fatti l'uno per l'altra.

S.


*per chi ancora non lo sapesse è il nome della nostra macchina.

venerdì 26 novembre 2010

I ragazzi di San Frediano

Sabato sera, ristorante consigliato dal mio parrucchiere. Dritta sicura.
Locale accogliente, Clientela mista italiani/stranieri (stranieri mediamente evoluti).

Per l'appunto, negli stessi minuti si sta giocando milan fiorentina. Visto che su un muro campeggia un giglio con una grande scritta "San Frediano viola", mi sento autorizzato a chiedere intorno alle 10.30 quanto sia finita la partita. Tommaso, un cameriere alto e pelato, risponde pronto: "Non lo so e non mi interessa. Il calcio moderno non mi piace". In tempo zero, è già un mio idolo assoluto, che colloco nella top ten dei personaggi di cui avere un poster un camera, tra i quali: il comandante Marcos, Bava Beccaris, Freddie Mercury e il generale San Martin. Nel mio piatto la tagliata, già interessante, vira decisamente verso l'"eccellente".
Arrivati all'altezza di cantucci e vin santo, l'Idolo torna alla carica: "Mi piace lavorare qua, siamo tutti ultras". Tra i discorsi meno seri, ci confida che è contentissimo perché sta per diventare babbo.

Insomma, se volete mangiare la carne buona, andate al ristorante i'Raddi nell'unica parte di Firenze che ancora assomiglia a se stessa.

Se dichiarate che vi mancano le cariche della polizia in curva vi fanno anche il 20% di sconto.

A.

Ps. i gobbi -giustamente- rimangono fuori.

domenica 14 novembre 2010

Come eravamo


A causa di lavori di ammodernamento nella dimora di T5, si avvisano i gentili ospiti di attendere con pazienza fino a quando non sarà nuovamente possibile riceverli per il consueto consumo di alcolici serale.
Certi che saprete aspettare l'imminente arrivo della cantinetta dei vini, ci scusiamo per l'inconveniente.

martedì 9 novembre 2010

Premio F.A.V.A.


C'è il Premio Nobel, che ogni anno ci delizia con riconoscimenti inutili sui temi più disparati. Il premio Strega, gli Emmy, Miss Italia, il Festival di Cannes, il Festival di Sanremo e il Festival del cioccolato.
A Casa Catelani, per non sentirci inferiori a nessuno, abbiamo ideato il Premio F.A.V.A.

Ecco, lo sapevo. Cosa ridete? Il Premio F.A.V.A. è molto di più di queste onorificenze sporadiche. È il Premio quotidiano per Fatti Assolutamente Veri Accaduti. Di che tipo di fatti si tratti, lo dice il nome stesso. È un premio ambito che ogni giorno vede schierati in battaglia, accanitissimi, la sottoscritta e il Catelani.

La sera, verso le 11 al massimo, si decreta, a giudizio insindacabile di uno dei due, il vincitore.
Stasera ho vinto io, staccando di molto il Catelani che - pietoso - per cercare di riprendermi, ha rovesciato un bicchiere pieno d'acqua su computer di lavoro e pavimento.
Niente da fare, io ormai ero già in volata. In volata davvero.

Brevemente. Qui a Milano i mezzi pubblici funzionano alla grande. Ma pervasa da uno spirito green che non sapevo nemmeno di avere, probabilmente disinibita dai fumi della raccolta differenziata, ho deciso di acquistare un bicicletta nera e di spostarmi così su due ruote poetiche, sfrecciando tra macchine e tram.
Dopo 110 m dall'acquisto, 110 m fatali, prendo contatto da vicino, molto da vicino, con ciò che da sempre mi veniva ripetuto su Milano: "occhio alle rotaie del tram".
Così, ho fatto davvero la volata, ma per terra. Ho battuto una mina micidiale dopo neanche 60 secondi che avevo la mia bicicletta nuova. Ho fatto anche tutto in autonomia, compreso bloccare il traffico di corso San Gottardo che non riusciva a capire chi fosse la fava (per l'appunto) che era riuscita a finire sotto una macchina da sola. Mi è anche passato accanto un ciclista esperto che, ben lontano dal darmi una mano, mi ha guardato con un'espressione a metà tra il disprezzo e la tenerezza.

È stato orribile, ma per il Premio F.A.V.A. questo e molto, molto altro.

S.

venerdì 5 novembre 2010

Piuttosto che parlare banalmente come voi mi taglio la lingua / 1

"Allucinante".
Il caos in metropolitana all'ora di punta, la maleducazione delle persone, le capacità di un manager. Tutto è allucinante. Dove prima si accedeva modellando la lingua con venti o trenta aggettivi, oggi si irrompe con un unico universale passepartout. La capra ignorante che è in noi emette i suoi osceni belati di felicità. Non c'è più bisogno di leggere, non c'è più bisogno di studiare, non c'è più bisogno di pensare. Il mondo della comunicazione è finalmente a portata di mano, disponibile come il tavolino Lack dell'Ikea.

(1 - continua)

mercoledì 3 novembre 2010

Piuttosto che parlare banalmente come voi mi taglio la lingua




Chi ne sa più degli altri insegna che la lingua evolve con l'uso. Ammetto che questa tesi sia in linea di principio condivisibile.
D'altra parte però, essa pone questioni che il mio animo reazionario e asburgico trova dure da accettare. Alle elementari ci hanno insegnato la grammatica e la sintassi, la filosofia (più che la verità) ci ha insegnato che sulle parole qualcuno ha costruito una fama imperitura e Umberto Eco potrebbe mettere la sua barba a disposizione per una lezione introduttiva alla semiotica lunga sei settimane. Accetterei che la lingua evolvesse sulla base delle necessità. Per intendersi, se non c'è più bisogno che qualcuno venda civaie al mercato, allora l'uso di "civaiolo" andrà scemando fino a rimanere in qualche dizionario ben fatto con un'indicazione che lo identifichi come desueto. Bene.
Il discorso cambia se per qualche oscura ragione, termini che hanno avuto un significato per generazioni, tutt'a un tratto dismettono i loro panni per snaturarsi in qualcosa di diverso e, in alcuni casi, più esteso.

Non mi meraviglio che il popolo bue abbia un lessico povero. Sbigottisco che gli stupri linguistici attecchiscano anche nel mondo del business e proliferino nelle cosiddette classi dirigenti.

In questi contesti la lingua evolve secondo mode che nascono dagli abissi di ignoranza di coloro che sono caduti nella trappola della scuola postsessantottina, plasmati dalla tv, fashion victim e in molti casi provenienti da parti d'Italia dove l'italiano è una lingua straniera.

La lingua è storpiata, avvilita, calpestata, manomessa, vilipesa. Le parole sono svuotate di senso, alcuni fortunati vocaboli hanno un significato che si estende da capo Horn al mare di Hudson.

Milano, contaminata dal fiume di disperati che vi si riversa in cerca di fortuna, è la vetrina ideale per osservare le nuove tendenze linguistiche.

(0 - continua)