lunedì 17 dicembre 2012

17 - Carmela e il Pilates

A Pilates con me viene una signora di nome Carmela. E la signora Carmela è precisamente come uno se la immagina quanto sente il suo nome.
Bassina, molto molto molto tonda, occhi scurissimi, parlata calabrese che non ha perso una virgola del suo accento. Sguardo buono, ma buono, ma buono, come un labrador di una certa età.
Carmela se ne sbatte di questo modo di fighettoni e non va a fare ginnastica posturale la mattina alle 10. Viene a Pilates la sera, con la tuta della Champions. Se ne frega delle lampade, della linea, del fatto che non le riescano gli addominali, che ogni volta che si deve stare in equilibrio, cade in avanti o indietro o anche laterale.
Ma Carmela ci prova sempre. E se qualcosa non le riesce ride, ride cristallina, lasciando le livide signore sottopeso milanesi perplesse e contrariate perché c'è una calabrese che disturba il loro momento di relax che dovrebbe avere come colonna sonora solo uccellini e frusciare di foglie.

Carmela ieri arriva con un regalo per la maestra di Pilates: un barattolone di olive sott'olio, fatto personalmente da lei. Lo consegna in un sacchetto bianco di plastica, in un barattolo che precedentemente conteneva del miele di eucalipto.
Osservo le reazioni della sala. Le bocconiane ridono e sfottono, domandandosi tra loro se ancora nei negozi vendano quella roba e di quella taglia.
Le signore più agée fingono sorridi educati e di circostanza, ma dentro di loro si stanno domandando perché mai non abbia comprato delle candele o dei profuma-stanza.

Fino a che c'è gente come Carmela - gente che si sbatte per fare lo olive sott'olio anche per la maestra di Pilates, che tutte le volte la deve raccattare perché perde l'equilibrio - io ho speranza.
Fino a che c'è gente che se ne frega del contenitore, perché è totalmente convinta della bontà del contenuto, io credo che un altro mondo sia veramente possibile. E voi?

sabato 15 dicembre 2012

15 - Togliersi le scarpe prima di entrare

A Milano nevica, a Milano è tutto bianco. Poca gente si muove in macchina, pochi si avventurano fuori, tutti hanno il cappello. Molti, doppio strato di guanti.
E avere la casa piena quando fuori nevica e la televisione (se ne avessimo una) direbbe di uscire solo se strettamente necessario...

venerdì 14 dicembre 2012

14 - Porta aperta per chi porta


Come ci suggeriva il nostro cognato SL, per questo Avvento ci siamo lanciati in un esercizio altamente formativo, volto a rafforzare in noi il sano e santo concetto di distacco. Lo abbiamo fatto utilizzando una filosofia, altamente innovativa per Milano, che vi riproponiamo come filastrocca che fa sempre simpatia. Porta aperta per chi porta, chi non porta parta pur.

L'esercizio è semplice: mantenere fino a Natale la nostra porta d'ingresso violentata dal piede di porco.
(Estendibile fino a nuovo anno.)
Basta barricarsi dentro casa, basta essere schiavi della paura! Porta aperta!
Perché se è vero che potrebbe passare un ladro,

giovedì 13 dicembre 2012

13 - Nipoti

La bellezza di avere i nipoti che ancora non seguono il blog della zia (tra qualche anno ovviamente saranno obbligati, con tanto di resoconto settimanale, verifiche a sorpresa e mandato per attività di PR, come a noi non riesce fare) sta nel fatto che posso sfruttare per l'oink-blog (ovvero blog a contributi modalità non si butta via nulla) quello che in questi giorni sto architettando per loro, per Natale...

mercoledì 12 dicembre 2012

12 - Castagnaccio

Farina di castagne acqua latte pinoli uvetta - niente uvetta in casa, pace - e zucchero.
Lo zucchero non ci vorrebbe ma io abbondo. Me lo ricordo sai che dicevi sempre:
"Bono l'è bono, ma manca un pochinino di zucchero Tatiana".
Mentre impasto, guardo il sacchetto della farina, la farina che ti mangiavi con

martedì 11 dicembre 2012

11 - Non praevalebunt

Che bello avere una finestrina del Calendario dell'avvento ogni giorno da aprire! E quanto la finestrina è proprio fisica, concreta, la soddisfazione è doppia.

Deve essere proprio quello che ha pensato il nostro amico-sconosciuto-ladro-malfattore-zona-porta-Romana che ha aperto la casellina N. 11 e ci ha trovato

lunedì 10 dicembre 2012

10 - Tutti per uno

Lavori normalmente.
Normalmente sei sepolto dalle mail, che se solo pesassero 2 grammi l'una saresti un uomo finito, o più semlicemente sommerso.
A volte capita però che nel flusso di comunicazioni ne arrivi una che quasi brilli da quanto è rara e strana e inaspettata e dolce e malinconica e divertente insieme.
La apri.

domenica 9 dicembre 2012

9 - Seguite la stella

Se il bambino Gesù avesse deciso di nascere a Milano, siamo ragionevolmente sicuri che i Magi non avrebbero tardato così tanto.
Amministrazione di destra o di sinistra non importa. Quando si parla di organizzazione all'ombra della Madunina non si scherza. Nessuno vuole fare la figura del cioccolataio.
Sarebbero stati fatti dei cordoni, istituiti percorsi pedonali e piste ciclabili - per i milanesi eco-compatibili che avrebbero voluto raggiungere la capannuccia senza necessariamente affumicare il bue e l'asinello. Sarebbe stato fatto un nuovo Tram, 1DC, e una nuova linea di metro, la 5 (perché bene che è il Signore, ma non è che si possano scombinare le precedenti 4 linee).
Fermate:

sabato 8 dicembre 2012

8 - Clicca il pomodoro

Benedetto sia Caprotti, in saecula saeculorum.
Ditemi se questo non si può ascrivere tra le cose straordinarie della vita ordinaria. Fai la spesa e qualcun altro fa le buste al posto tuo, le carica in macchina, le scarica dalla macchina, ma soprattutto qualcun altro le issa per i 96 scalini.
Sono stata spietata.
3 casse d'acqua, una di Fanta zero, pelati, conserva di pomodoro, detersivi come se non ci fosse un domani, ammorbidente coccolino da 5 litri in offerta compreso.
Praticamente abbiamo costruito la dispensa di un bunker. Se inizia una carestia o una guerra venite a casa nostra senza indugi.

venerdì 7 dicembre 2012

7 - Caro Ladro

Caro Ladro,
sì, dico proprio a te, a te che hai puntato casa nostra, provando a scardinare una porta blindata con un piede di porco - gesto che denota non una grande scaltrezza, ma non voglio mettere bocca sul tuo mestiere -, a te che sembri prendere nota di tutti i nostri spostamenti, a te che le hai provate tutte, tentando, in un gesto estremo, di farti aprire citofonando e chiedendo direttamente "apri porta".
Evidentemente c'è un errore.

giovedì 6 dicembre 2012

6 - Marco 8: 14-21

Bellissima serata. Tramonto in zona Cafarnao. Solo una barca rimasta a solcare il mare di Galilea.
Si avvicina l'Happy Hour. In lontananza si sentono già gli zufoli che accompagnano aperitivi nei bar più cool di Tiberiade.
J&Friends stanno andando a casa di Pietro, anche loro per un aperitivo.
È avanzato un po' di vino e già si pregustano le chiacchiere, il venticello, un po' di finger food.
J è in disparte, ripensando alla giornata.
I farisei sono tipi complicati con cui avere a che fare:

mercoledì 5 dicembre 2012

5 - Pandori in autogrill

Ghirlande alle porte, presepi nelle nicchie, abeti con radici per lenire sensi di colpa di sigarette buttate in terra in un bosco (ci auguriamo fossero spentr, altrimenti altro che abete con radici ci vorrebbe...).

Carta rossa e oro, nastri che si arricciano con le forbici, bigliettini che vengono comprati in quantità industriale, ma che nessuno vuole scrivere mai (fatti con gli abeti con radici di cui sopra).

I pandori in promozione. Artigianali, industriali, di ogni marca, nei supermercati, nei forni.
Natale scontato. I magi diventano 9, minimo sindacale per generare una community,

martedì 4 dicembre 2012

4 - L'albero di Natale


Il nostro albero è arrivato il 4 di dicembre, giusto giusto per l'ora di cena
Il nostro albero di Natale è verde, ma solo fino a che non lo togli dal contenitore. Poi diventa giallo oro, con sfumature ambrate.
Il nostro albero di Natale per capelli d'angelo ha lo zucchero a velo.
Il nostro albero di Natale è fatto di carote, mandorle, burro e poca farina.
Il nostro albero di Natale

lunedì 3 dicembre 2012

3 - Aprite quella porta

Toc toc.
Occupato.
Toc toc.
Occupato!
Toc toc!
Ma quante volte lo devo dire? Sono in bagno! Mi vuoi ancora disturbare? E la mia intimità?

domenica 2 dicembre 2012

2 - Il pianeta Mercurio



Domenica. Pranzo.
La mia nipotina 3 arriva con un pacchetto homemade. Per me. Dentro un disegno.
Cercando di ignorare gli sguardi di Albe - incapace di apprezzare la vena artistica dei miei nipoti e terrorizzato che stia per arrivare in casa un altro disegno con cui tappezzerò qualche angolo della libreria - lo apro.
Mi trovo davanti questo capolavoro, scritto per me. Per me, capite?

"Il pianeta Mercurio assomiglia molto
- immagine di un super cuore rosso enorme-

sabato 1 dicembre 2012

1 - Tutti i buchi che non ti ho detto



Tutti i sabati sera prima o poi finiscono.
Solo che a volte vorresti che non finissero mai. Saranno gli amici che ami, sarà il vino, saranno le bruciate che scricchiolano e fanno crack crack mentre le apri, le bruciate che ti tengono calde le mani (bastava solo questo come straordinario ordinario), saranno le risate, le giraffe che ogni volta si nascondono in un posto diverso del salotto.
Saranno i divani, che diventano isole dove quasi quasi vorresti rimanere per sempre, naufrago di una settimana che ha corso troppo e dalla quale vuoi scappare, dimenticare e riemergere, rimanendo a prendere il sole sulla costa, senza scendere, insieme ai tuoi amici.
In tutto questo un divano color sabbia aiuta sicuramente.

E proprio su quel divano, complice un narghilé, in una serata fantastica, si palesa un buco. Anzi, altro che uno.

venerdì 30 novembre 2012

Babbo Natale non esiste, l'Avvento sì

Come agli appuntamenti: arriviamo in ritardo, ma arriviamo.
Non avrete mica pensato che vi avremmo abbandonato proprio in zona Avvento?
Stavamo solo cercando l'idea giusta, quella buona per farvi compagnia per 25 giorni e per buttare un pochino di brace nella fantasia, nostra e vostra, visto che intorno a noi notiamo uno sforzo universale per ucciderla, questa fantasia, soprattutto in zona Natale.
Ma come - direte - proprio a Natale ti sembra che la fantasia sia in pericolo? Proprio in zona scusi-me-lo-può-incartare o avrebbe-mica-della carta-rossa, proprio in zona pacchi e lustrini?
Beh, se il picco di creatività estremo a cui ci spingiamo, botta massima, è la letterina a Babbo Natale siamo proprio messi male.
Se lo nostro sforzo massimo è capire COSA regalare alle persone che abbiamo accanto, mi sa che questa fantasia è gravemente in sovrappeso e ha bisogno di un piano di remise-en-form, come si dice nei salotti, dove si usa lo zucchero di canna equo e solidale.

E oltre a farvi notare che Babbo Natale non esiste (ragazzi mi dispiace ma la verità è una tazza di veleno), quest'anno vi proponiamo un approccio diverso. Un calendario diverso.
Un calendario che si impegni - ogni giorno - a trovare una briciola di capolavoro, una scheggia di poesia del quotidiano, nel quotidiano.
Perché a ognuno di noi, ogni giorno, succede qualcosa di straordinario. E succede proprio nell'ordinario, in mezzo alla pasta che non è abbastanza salata, alla luce che salta e ai ladri che con un piede di porco cercano di entrarti in casa (bastardi!).

E perché non sfruttare questi giorni per fare un po' di esercizio? Basta cercarlo bene, state sicuri che c'è.
Noi proviamo su queste pagine e vi esortiamo a provare con noi.
25 giorni.
Dopo tutto la maratona mica si prepara in 5 minuti.

Buona ricerca e buona attesa a tutti!

martedì 13 novembre 2012

Ci sono cose nella vita...


Edizione economica de Il Silmarillion, di JRR Tolkien, 16,15 euro.

Edizione lusso de Il Silmarillon, di JRR Tolkien, 27,20 euro.

Una telefonata di 2 minuti e 34 secondi di tuo marito per avere la conferma di poterti comprare l'edizione economica, 0,22 centesimi di euro.

Tuo marito che ti tende un tranello e ti fa arrivare a casa l'edizione di lusso, non ha prezzo.

Ci sono cose nella vita che non si possono comprare.
Per tutto il resto, la storia la conoscete da soli.

Buona giornata a tutti!

domenica 28 ottobre 2012

Pesca & Caramello

NB: pubblichiamo il post con la data della sua effettiva redazione.

Milano, metropoli della quotidianità.
Milano, la città in cui a volte chiudendo gli occhi quasi ti sembra di essere a New York, soprattutto per una provincialotta cresciuta a Bagno a Ripoli (dove le merende si facevano con pane e salame o pane vino e zucchero, mica con cupcake) come me.
Dicevamo, Milano la città delle opportunità. E io, cherry pickers di last minute, la mattina dopo la messa frequento assiduamente tutti i siti di offerte, per potermi permettere quello che a prezzi pieno il mio inconscio si rifiuterebbe persino di sognare.
In una di queste peregrinazioni commerciali incrocio un'offerta di parrucchiere. Taglio piega e uno strano trattamento di cui ancora adesso (adesso che sono sotto il casco del parrucchiere) non ricordo il nome ma che aveva a che fare con gloss.
Ora, a Milano tutto ha nomi inglesi - altrimenti sei un barbone - però va concesso che, pur nel ridicolo, si mantenga una certa coerenza visto che più o meno i nomi rispecchiano quello che ti aspetta.
Cutty ti tagliuzzeranno, shiny qualcosa brillerà più di prima, browny ti toglieranno il bianco e così via.
Un capitolo a parte meriterebbero i nomi esotici: l'ultima volta che ho detto alla mia parrucchiera vera (quella di Bagno a Ripoli) che mi avevano fatto lo shatush, lei mi ha guardato come se le avessi personalmente offeso la mamma (persona deliziosa), ed è tornata al suo lavoro borbottando:
- Sciatù? Oh Robi icchellé lo sciatù? Contente voi con 'sti porcai...

Comunque, sono dentro il parrucchiere di Milano. Matteo mi accoglie, mi prende la giacca, la borsa, guarda schifato il cespuglio che ho in testa, lanciando un amichevole battuta intrisa di tutto il suo disprezzo di parrucchiere: "Tesoro, molto bushy oggi..."
Gli vorrei dire: "Ascolta Matteo, piglia poco pe' i fondelli che ci sarà un tasso di umidità pari a Varanasi, piove e io sono appena arrivata in bicicletta. Poi tu sei pelato, quindi sarebbe meglio ironizzare meno, che dici?"

Sarebbe bellissimo, ma malgrado quello che mio marito pensa, anche io sono una personcina educata. Opto quindi per l'educazione e sorrido composta, arrossendo come ogni buon manuale consiglierebbe.
Matteo sfodera un iPad, mi fa scegliere uno sfondo, mi fa una foto (bruttissima) a tradimento nella quale sembrò l'intersezione esatta tra un hobbit e un troll (un hobbit molto bushy, of course). Mi chiede.
"Un voto ai tuoi capelli?!"
"Ora?" Mi pare palese che in atto ci sia un gioco psicologico dal quale uscirò perdente. Sento già bruciare il lato dell'etichetta ma non mollo, dando i il 7 più immeritato della storia.

A quel punto parte con una serie di proposte di styling, brushing, outfit e looking. Per capirsi, mi fa vedere delle foto di ragazze pettinate in modo assurdo e mi dice di scegliere quello che mi piace.
A me non mi piace nulla ma questo non rappresenta un problema. Infatti il mio parere è assolutamente accessorio e Matteo sceglie autonomamente le foto che preferisce.
A un certo punto ne vedo una carina e lo blocco! Lei! Lei sì che mi piace!
"Ma di looking, brushing o styling?"
Ignorando minimamente significato e soprattutto le differenze mi lancio sullo styling ma appena le mie labbra lo pronunciano so di aver commesso un errore fatale.

Matteo archivia l'iPad e si mette a studiarmi i capelli, così intensamente da farmi seriamente pensare di avere i pidocchi. Finalmente riemerge e mi dice:
"Tesoro, pesca e caramello!"
Temo di non aver capito. Prego?
"Ma un po' più caramello, perché con troppa pesca si aggiungerebbe troppa luce."
A quel punto, dopo esser stata dotata di un kimono, vengo spedita al lavaggio, e alle mie spalle per 7 minuti si consuma una discussione su quanta pesca e quanto caramello siano necessari ai miei capelli e soprattutto in quali percentuali.
Io sono consapevole di perdermi, a volte, in discorsi futili, ma mi tranquillizzo. A questo segno non ci sono mai arrivata.
Realizzo peró che devo prendere in mano la situazione. Devo essere sicura che abbiano capito, altrimenti rischio grosso. Cerco di spiegarmi con parole mie, parole universali. Mi butto sui paragoni: lì impossibile non intendersi.
Dico sicura:
"Cioè per intendersi: non vogliono capelli effetto chiwaua!"

Matteo ammutolisce, si rabbuia - tanto che mi viene quasi da chiedergli se abbia bisogno di un po' di pesca anche lui.

Sento un isterico bau! Bau! Bau!
Un altro. Un altro.
No.
Non puó essere vero.

Appare un chiwaua. Un chiwaua vero.
"Lei è Bella." chiosa Matteo andandosene.
È finita.
Vengo messa nelle mani del nuovo venuto per il taglio e la piega.
E così sia.

Bilancio del deal (come si dice a Milano):
- non volevo assolutamente capelli scalati e in confronto le scale di casa (96) sono nulla
- non volevo i capelli tagliati e ho detto addio minimo a 5 cm
- mi ritrovo una strana massa davanti che qualcuno chiama ciuffo qualcuno frangia - assolutamente impossibile da gestire
- fuori piove a dirotto quindi la piega durerà circa 3 minuti

Tutto questo perché ho offeso il chiwaua di un parrucchiere pelato. E mi fermo qui, ma vi giuro che potrei aggiungere altro nella sua descrizione.

In compenso ho scoperto che i miei capelli mi chiedevano due cose e io non l'avevo mai capito. Pesca e caramello.
Volete mettere?

martedì 4 settembre 2012

Controllo annuale della vista

Una cistifellea in meno, molte messe feriali a cui siamo arrivati abbondantemente dopo la metà. La quinta stesura di sceneggiatura da iniziare, il libro da finire.
Il mondo è ancora in ordine. Più o meno. Un ingegnere, 30 anni, una festa a sorpresa.
Gare perse gare vinte. Molti spritz, sempre troppe poche patatine.
Alberto che inizierà a ballare il tango, Saschia che oltre ai suoi 6 nipoti, viene chiamata zia dalla Camomilla dei vicini. Un nipote nuovo, molti nipoti vecchi, una con labbro spaccato.
Nessun bambino (sembra) all’orizzonte ma in compenso molte persone che ce lo domandano.
Molte case viste, alcune soffiate sotto il naso, tante telefonate fatte. Molte visite all’IKEA, una familiarità sorprendente con il planner delle cucine. Sbigottirsi nel prendere nota dei millimetri che separano l’allaccio del gas dal pavimento. Il prosecco non è mai abbastanza.
Alberto e la torta al semolino. Salata non dolce. Saschia e le polpette. Svedesi e non.
Una nuova sommelier in casa, che darà naso da torcere all’esperto. Uno Chateau D’Yquem ’83,
un Tokaji 5 puttonyos, un Pommard sotto chiave nella nostra cantinetta. Molto vetro buttato nella raccolta differenziata, alcune bottiglie con epitaffio solenne.
Camicie che aumentano, maniche troppo corte. Capelli troppo lunghi, praticamente da albanese. Un viaggio in Israele e le ferie che ancora non siamo riusciti a fare. Un nuovo amico palestinese, un frate canadese e un patriarca che ci chiama “Tesori miei”.
Un babbo in meno in terra. Un babbo in più in Cielo.
Un lavoro inventato che dà tante soddisfazioni. Molti matrimoni presenziati, qualche carica importante, Catelani DJ in piscina che supera ogni performance precedente. Tante notti in bianco, qualcuna nera, molte fragola e pistacchio. Nessun giorno di sci, ma la promessa di iscriversi al corso di sci alpinismo del CAI. Molti week end a lavorare, pochi al mare. Molti km, ma questo ormai non ve lo diciamo più, tanto è ordinaria amministrazione.
I lavori finiti a Santa Maria delle Grazie. Alberto - major di Santa Maria delle Grazie - dà il suo addio a Foursquare.
Lavatrici che sciupano vestiti, zucche sempre in forno d’inverno, uva sempre in frigo d’estate.
Un trasloco, chi lascia la casa vecchia per la nuova sa quel che perde ma non sa quel che trova. Noi siamo sicuri che troveremo 4 piani, 96 scalini e zero ascensori. La fenomenologia dell’agente immobiliare medio (nulla di buono).
La soddisfazione di vedere il libro di un amico finito. Quasi come finire il proprio.
Una credenza spaziotemporale e vagamente colonialista che piacerà solo a noi. L’incognita dei nuovi vicini di casa.
Una casa che non si può etichettare.
Un’inaugurazione in una data ancora da definirsi, somewhere over the rainbow (sembrerà anche a voi, dopo 4 piani di scale a piedi) tra settembre e ottobre, alla quale siete tutti invitati.

SE QUALCUNO CI VEDE MALE,
È MEGLIO CHE SI FACCIA UN CONTROLLO!

Annata 2011 | 2012. Vivace, fresca e frizzante, ma con una grande permanenza in bocca, sembra
destinata a durare per sempre. Non pretenziosa, però. Anzi, forse un pochino sì.
Un’annata difficile. Un’annata con piogge, ma anche tanto morbida. Familiare, come i biscotti.
A 2 anni di distanza vi ringraziamo di nuovo.
Sperando che continuerete a essere sempre con noi: ogni 4 di settembre e non solo.

domenica 19 agosto 2012

Cambio casa

La notizia è pubblica. A breve lasceremo la nostra adorata T5 per LP9.
Un nome molto più esotico ed evocativo per la nostra nuova casa. 
Vi risparmiamo i racconti di case viste, perse e rimpiante, di agenti immobiliari conosciuti e metri quadri esplorati e inesistenti, ma comunque premetto una cosa.
Alberto aveva messo soltanto un veto nella scelta della nuova casa. 
"Saschia, sceglila un po' come ti pare - cosa che farai comunque, quindi almeno salviamo la facciata di marito aperto - ma ti chiedo solo una cosa. L'ascensore. Perché nella vita non si può mai sapere: ti fai male, rimani infermo, ti rompi una gamba. L'ascensore è necessario. Su quello non sono pronto a transigere."

E fu così che la nostra firma (firma di entrambi) è stata posta e scintilla in un contratto che alla seconda riga riporta: quarto e ultimo piano. Senza ascensore.
Pronti, partenza, via.

In barba ai tempi moderni, iniziamo la delicata fase della vita (ancora più delicata se si considera che siamo ad agosto) denominata "stiamo traslocando", quella fase dove la tua casa e un po' iltuo modus vivendi diventa l'esatta via di mezzo tra un magazzino dell'IKEA e un corridoio dell'Esselunga, dove scatoloni di roba da mangiare si mescolano a calze, coperte e libri. Un ipermercato di oggetti, tutti ansiosi di seguirti nella tua - e loro - nuova dimora. Praticamente uno stile di vita, dove nella borsa del lavoro ci ritrovi il rotolone assorbente nuovo chemicavorrailasciareincasavecchia e dove inizi a pensare che vivere senza un metro estendibile da 5 mt sempre in tasca sia praticamente una perdita di tempo.
Uno status dove inizi a misurare tutto, in un raptus che meriterebbe almeno almeno una decina di sedute di psicoterapia. Dove impari che la mano aperta sono circa 20 cm, un passo bello lungo dei miei (e uno piccolino di Albe) un metro e un piede ancora non l'ho capito.
Per lo meno fino a quando ti rendi conto, quando prendi le misure vere, che hai sbagliato tutto e che la cucina che pensavi fosse lunga 4 metri abbondanti in verità non supera i 3. Ma ormai è troppo tardi.

Inizia la cronaca del trasloco. Seguiteci.

giovedì 9 agosto 2012

Proprietà privata (di linguaggio) III


Credo che la battaglia del riconoscimento della proprietà privata sia in parte persa.

Motivo uno. Camomilla riconosce molto chiaramente la sua, ma non quella degli altri.
Niente di strano, visto che con la proprietà privata, da secoli e secoli, il problema è sempre stato quello.
Capita quindi che, mentre sbuccio carote, Camomilla entri serenamente in casa e si butti sul pavimento. Che mentre mi asciugo i capelli, si provi le mie ballerine e mi guardi come dire: "Mie?!"
Ragazza, bene la proprietà privata, ma non facciamo la pipì fuori dal vasino.
Questo si chiama furto, perché quella è roba mia.
Mi rendo conto che la metafora non può avere effetto, visto che il vasino Camomilla non l'ha visto nemmeno in fotografia e non capisce assolutamente di che cosa stia parlando.
Vorrai mica che a 3 anni la bambina contringa la sua natura in un luogo angusto senza finestre e con dei parallelepipedi bianchi e delle regole da seguire, soggiogando la sua libertà a delle stupide convenzioni sociali, che noi per comodità chiamiamo bagno?

Motivo due. Ormai Camomilla staziona più sulla nostra soglia che dentro casa sua. Ogni tentativo di sua madre di toglierla finisce puntualmente in una tragedia. La famiglia, pardon, l'aggregato di persone composto dai suoi genitori e sua nonna probabilmente si sono riuniti per capire il da farsi. Che la bambina pianga è inaccettabile. La Natura non va mai ostacolata.
Se Camomilla sente che deve esprimersi così, allora che lo faccia. Riunione chiusa. Tutti di nuovi si sentono degli ottimi educatori.
Giusto, bando alle convenzioni sociali, che tengono schiava la nostra mente e la nostra immaginazione. Tanto è solo casa nostra! W la Natura.
I bambini devono essere liberi di esprimersi a loro modo. Ovviamente linguaggio compreso. 

Questo però a me genera dei problemi morali, considerando che io a un anno non mi muovevo, vero, ma parlavo che era una meraviglia. L'Ave Maria, il Padre Nostro, la Piccola Fiammiferaia e Pippo ha la verdolite erano i miei cavalli di battaglia. Tutte a memoria.
Capirete voi come per me sia assolutamente inaccettabile che una bambina a quasi 3 anni non dica nulla.
Passi la proprietà privata, ma il linguaggio no. Le parole sono importanti.

Decido di intervenire.
Se tanto deve stare sulla mia soglia, vediamo almeno che impari qualcosa di buono.

Iniziamo con qualcosa di semplice. Mi rifiuto di partire con un lessico da idioti: pappa, cacca, babba, tatta, mimma, bubu, pippi. Queste non sono parole. Sono mostri, obbrobri, generati casuali di lettere. Poi uno si domanda perché la bambina non parli.
Ma perché uno si dovrebbe sbattere per dire bubbu?

Noi partiremo dall'insieme lessicale del bucato e degli indumenti, che possono indubbiamente tornare utili. Ammorbidente. Pigiama. Stendino. Acchiappino. Mutande. Prelavaggio. Anticalcare!
Nulla. Nemmeno mezza parola.
O sono io una pessima insegnante - cosa che tenderei a escludere - o lei non capisce nulla.

Esco a stendere il solito bucato di colorati, momento dove mi regalo pensieri intensi che profumano di ammorbidente.

E lì succede una cosa incredibile.
Camomilla dice la sua prima parola. Parla.
Nessun "ciao ciao!", "no, no!": una parola vera, proprio davanti a me.
Io stendevo. Lei era sul ballatoio. Ci siamo guardate profondamente negli occhi. Mi aspettavo un "calzino" o "verde" o almeno un "asciughino".
Lei invece mi ha sorriso, ha preso tutto il fiato e ha detto, verso di me:
"Zia. Zia Saia..."

Cioè, non so se seguite il moto di rivoluzione, ma la bambina che non parla mi ha appena chiamato zia.
Camomilla continua a dire "zia zia zia".
Mi accorgo che suo padre ha assistito alla scena.
Fumando la sua sigarettina, mi guarda, sorride e mi dice:
"Sì, sì, vai tranquilla. L'altro giorno chiamava "papà" l'imbianchino."


Ma questa è un'altra storia.
Che forse è meglio non raccontare a Camomilla.


sabato 4 agosto 2012

Costruire il nido / 1

Discutere di cucine da Ikea.
Alla fine ci siamo accordati. Ha vinto il cuore.

venerdì 3 agosto 2012

Pastorale

Le lucciole, che appaiono e scompaiono in una notte.
Intermittenze di sogni e di preghiere.
Sigarette nella notte. Chiacchiere che fanno autostop.

Le cicale.
Le stelle, incomprensibili e bellissime. 
Punti da unire.
Ancora. Senza capire il disegno.
L'amore non ha bisogno della conoscenza. 

Il campo bruciato dal sole. Il campo che regala e toglie. 
Il fieno che sa di pelle, di sudore, di cibo, di una passione troppo forte. Una passione che tira sul morso. E galle alle mani. E le redini non bastano.

La lucciola da mettere sotto il bicchiere. Il soldino.
I piedi sotto l'erba. L'erba sui pantaloni. I pantaloni tra i rovi.
Le more. La marmellata. L'odore che gira per casa, si rifugia nei cassetti e si batte con la canfora.
I passi di chi deve andare in bagno durante la notte. Piccoli e grandi. Veloci e lenti.
L'inquilino sotto il letto. Dietro le tende. Dentro gli armadi.
L'ulivo, gli ulivi, i saggi in giardino, torti e antichi.
Il pane con il burro e la marmellata. Dolce e morbido, come i consigli di chi non c'è più.
Le cicale. Sugli alberi, in terra. Nascoste.
L'alba a Baroncelli.

La ninna nanna di cicale. L'ultimo movimento prima del sonno.
Prima di lasciarsi andare.
Ed è notte.
Ed è casa.


venerdì 27 luglio 2012

Musica sparata nelle orecchie


Ascolto la musica e penso a te.
A tutte le volte che la sparavi forte dalla mansarda. Buffo. Se la mettevamo noi dal piccolo stereo delle nostre camere pioveva una grandine di urla e ci dicevi di abbassare, minacciando che saremmo diventate sorde (nel mio caso forse avevi ragione). Mi ricordo ancora quando mi trinceravo nella mia stanza quindicenne con le coppe, i peluche e i Nirvana ed entravi all'improvviso urlando di spegnere quel troiaio. E poi tu, dal tuo stereo potentissimo con così tante casse che da piccola non sono mai riuscita a far funzionare contemporaneamente, mettevi la tua musica a tutto volume, che non solo si sentiva da tutta la casa, ma anche dal giardino.
Una collina di Baroncelli sonora. Un ingorgo sonoro di Bagno a Ripoli.
Era perché non lo volevi dire a chiare lettere, per non sembrare meno forte, ma volevi segnalare, a modo tuo, che eri di buon umore. Ad averlo capito prima, ne avrei approfittato...

Ieri notte ti ho sentito. Facevi piano, forse per non svegliarmi, come quando venivi in camera mia, quando ero piccola, la notte di capodanno, per bagnarmi le labbra con lo spumante. Secco. Quello dolce non lo hai mai sopportato, come non lo sopporto io.
Pensavi che non ti sentissi, ma ti sentivo eccome. Così, allo stesso modo, è successo ieri.
Lo so che facevi piano perché non volevi che me ne accorgessi. Perché pensi che debba camminare da sola. Perché non vuoi far vedere che mi segui. 
Mi sono messa la mano sulla spalla e ti ho fregato. Ho sentito la tua. E ha stretto la mia spalla.

Mi dice che sono forte.
E non ho più paura di nulla.



sabato 14 luglio 2012

Preghiera per il mio babbo


Esiste un gioco in cui si chiede a dei bambini di fare uno scarabocchio su un foglio. Una serie casuale di linee e curve, senza ordine.
Appena finito di fare lo scarabocchio, ai bambini viene preso il foglio e viene dato a un pittore, che ha tre minuti di tempo per trasformare lo scarabocchio in un disegno.
In tre minuti quelle righe a caso, quei punti, quei tondi, vanno sempre a posto, in ordine, e tutto quello che sembrava brutto e a cui non eravamo riusciti a trovare un perché, di colpo, sotto le mani del pittore, prende senso.
Non è un caso. Il pittore riesce sempre a convertire gli scarabocchi in un disegno.
Ogni volta diverso. Ogni volta bellissimo.

Mi piace pensare che Dio sia come quel pittore.

Noi ne avevamo tanti di scarabocchi: le cose più brutte che abbiamo pensato, quelle che ci hanno fatto soffrire, le urla dalla mansarda, le litigate, i momenti in cui non ci siamo capiti, i nocchini, i bernoccoli, i brillanti persi e dispersi, i morbi, le sigarette, le malattie, i silenzi.
Li abbiamo consegnati tutti. E dietro, dietro a quello che non aveva senso, hanno fatto capolino gli occhi azzurri del babbo, la sua onestà, lealtà, i suoi uccellini disegnati, la testa da mostro fatta con il cartone del Pandoro, il suo fischiettare.
Dietro a quello che non aveva senso, ha fatto capolino un capolavoro che noi ancora non riusciamo nemmeno a immaginare.

Signore, ti preghiamo per questo. Perché Tu tenga stretti tutti i nostri scarabocchi e ci faccia vedere come da quello che non capiamo possa nascere davvero un capolavoro. 

martedì 26 giugno 2012

Alta società

Lunedì sera, Milano. 31.1 gradi in casa.
Finita la nostra cena io e Albe frescheggiamo (?) sul ballatoio dove la brezza porta la temperatura percepita almeno a 30.8: un guadagno inestimabile.
Chiacchieriamo del più e del meno, quando spunta il babbo di Camomilla che si dirige verso di noi sorridendo, mimando con le mani l'universale simbolo della manetta.
Io e Albe ci guardiamo spaesati, costruendo dentro di noi le seguenti possibilità:


- hanno arrestato sua moglie, pardon, la sua compagna (la mamma di Camomilla), scoprendo finalmente la sua responsabilità negli attentati ai tralicci dell'alta velocità in Val di Susa;
- hanno arrestato Camomilla, che forse ha violato qualche proprietà privata di qualcuno meno conciliante di noi;
- io penso che voglia arrestare me visto che il pomeriggio, pensando non ci fosse, ho approfittato per fare un reportage al loro portone blindato di casa, diventato una lavagna, per scrivere un nuovo post sui frutti dell'educazione very radical;
- hanno scoperto che sul nostro blog parliamo bellamente di loro e ci vogliono fare un mazzo così.


Evidentemente percepisce il nostro disorientamento e ci indica il ballatoio sotto di noi.
Ci sporgiamo: ci sono i Carabinieri! Madonna, ma qui è roba seria! E poi mica uno: sei!


Ricostruisce l'evento, con una chiarezza tipica di chi fa parte di un popolo che per eroe nazionale ha Montalbano.


Nel pomeriggio anche lui era a casa (come la sottoscritta). Sente casino (come la sottoscritta) e da qui le nostre strade si sono biforcate per sempre.
Abituata a sua figlia e al tran tran variopinto di T5, io ho tolto la modalità rumori esterni e ho continuato a lavorare.
Lui invece si è affacciato e si è beccato la seguente scena: i tipi del terzo piano, evidentemente completamente ubriachi, hanno iniziato a lanciare roba dalla finestra, così per gioco. E mica mutande o foulard: no, no, roba seria! 
Piccolo inciso: è noto da tempo che i tipi del terzo piano tanto normali non siano, visto che sono passati alla storia per aver voluto portare - verso Maggio - sul ballatoio la loro scrivania di camera, in modo da poter studiare al sole, bloccando ovviamente il transito a chiunque volesse passare di lì.
Comunque questi deficienti iniziano a lanciare roba (come testimonia la foto del carrello dell'Esselunga pieno zeppo che stazionava sul ballatoio in attesa del volo) 
e beccano un povero Cristo in macchina che stava tornando a casa. Questo - comprensibilmente - si prende un attimo di paura a vedersi arrivare addosso una lasagnera da 8. Dopo la paura si prende pure un attimo di incazzatura e lì arriva lui. Lui, il padre di Camomilla, decide che quando è troppo è troppo e che la legge è sempre la legge.
Si rivolge alle forze dell'ordine: chiama i Carabinieri.


Come è andata a finire? I Carabinieri, sentendosi un po' troppi occhi puntati addosso, hanno deciso di continuare la perquisizione in casa, privandoci del bello delle case di ringhiera, ovvero non aver bisogno di nessuna telenovela o serie. 


T5 si conferma sempre il posto più chic di Milano.
Non ci facciamo mancare nulla. Domani la portinaia farà in resto.



PS - Sospettiamo che il padre di Camomilla abbia avuto il coraggio di avvertire i Carramba unicamente perché la mamma di Camomilla non era presente, altrimenti lo avrebbe lasciato in 03 secondi. Mollandogli anche la figlia, questo è ovvio.

Come poter continuare a convivere con un connivente della Madama?
Mi sembra di vivere dal vivo "La meglio Gioventù".

venerdì 15 giugno 2012

Proprietà privata II

Lezioni di puericultura. Continuo a raccogliere indizi sull'educazione da soviet.
Incuriosita, osservo.
Argomento di oggi, dopo microeconomia dell'altro giorno: educazione musicale.
Mi domando se sono stati fatti studi, tenute conferenze e scritte memorie su quale fosse la miglior musica da far ascoltare ai bambini. Non sono un'esperta in materia ma sicuramente dall'appartamento very radical vicino al nostro non ho mai sentito uscire una nota, un accordo, un bemolle di musica commerciale. Mica dico i Venga Boys o Gigi D'Agostino, ma

mercoledì 13 giugno 2012

12 aprile 1980 Pensierino

"Titolo: La mia sorella

La mia sorella si chiama Ilaria, ed è un po' grassoccia ma è bella e io la chiamo big buble.
Prima di andare a dormire gli faccio Dracula sopra la testa perché ha paura.
Io se cado sulla sua pancia non mi faccio nulla."

Pensierino di Chiara Masini su Ilaria Masini

giovedì 7 giugno 2012

Bresso: this must be the place

Era da circa 2 mesi che avevo preso posizione sull'argomento Festa delle famiglie.
Con temperanza ed equilibrio, come al mio solito. Cito una mail inviata:
"... personalmente passerò i due incontri: non sono una grande fan delle adunate oceaniche!"
Bello ma non per me, grazie. Non sono fatta per bandierine, tamburelli, caos, gente. Chi vuole andare ci vada - magari dite una preghierina anche per me - ma io passo. 
Nel clima di libertà che ci contraddistingue, Albe invece aveva deciso di andare.
Il caso sembrava chiuso.
Mai fidarsi delle apparenze.


Venerdì pomeriggio. Sto tornando a casa, quando al portone trovo uno dei miei vicini di ballatoio, che, grattandosi la pancia, sfumacchia una sigaretta al portone del bar "Frizzi e Lazzi". 
"Che fai?! Sei stata dal Papa?!" mi chiede.

lunedì 4 giugno 2012

Pollo al curry


Basta poco per rimanere di buonumore.


Nella giornata di tutti c'è qualcosa che ha del potenziale comico inespresso e se voi, da bravi talent scout, riuscite a trovarla, spolverarla, passarci sopra un po' di Quasar e la tirate fuori, vi garantiamo non giornate perfette, ma sicuramente più divertenti.
E così nasce il canale Youtube di Salbeatutti, videocronache ordinarie firmate pistacchio e fragola. Vi aspettiamo numerosi.


Intanto, ecco la prima coppetta di buonumore.

giovedì 31 maggio 2012

Proprietà privata

Il mese di maggio da un punto di vista immobiliare è stato un disastro. E dal momento che sembra impossibile che io e Albe ci muoveremo mai dalla nostra intima dimora, cerchiamo di vedere i lati positivi del clima vecchiamilano, casadiringhiera, un po' ozpetek, un po' pop, un po' anarchico. Che vi devo dire. Sarà destino che si debba rimanere ancora là. Sembra che lo abbia capito anche il mio amico trans che mi ha iniziato a chiamare Gioia.
Comunque ieri ho assistito a una scena godibilissima che ha molto da insegnare sulla natura dell'uomo e che mi ha parzialmente (parzialmente ho detto) tirato su.
Protagonista

mercoledì 16 maggio 2012

Vizi di famiglia

Lo possiamo annunciare ufficialmente.
Da mercoledì scorso in casa Catelani, c'è un sommelier in più. Una sommelier.
Esame fatto. Esame passato.
Certo, Albe è degustatore ufficiale, io solo una povera sommelier di bassa lega.
È giusto, l'intenditore rimane comunque lui. Però state sicuri che il mio naso gli darà filo da torcere.

Prosit.

venerdì 11 maggio 2012

Ladri di biciclette - fenomenologia di un furto

E alla fine è successo. Sapevamo che non poteva durare per molto e anche io sono stata battezzata all'esperienza che ti rende un degno abitante di Milano: il furto della bicicletta.
Una specie di battesimo, di iniziazione alla strada, alla giungla dell'asfalto milanese, molto welcominbaby, ehianchetudaquesteparti, roba del genere.
Intendiamoci, ne avrei fatto volentieri a meno, ma il grigiomilano mi insegna a essere più forte, molto acciaio, non si piange sul latte versato, quindi imparo, porto a casa e traggo dall'accadimento nefasto le mie teorie in proposito. Non si sa mai che prima o poi tornino utili.


Premessa:

lunedì 23 aprile 2012

Nozze di piume e piombo

Chissà che tempo faceva, il 23 aprile di quarantadue anni fa. Chissà se si stava bene con le maniche corte, se tirava vento, se la mattina era venuto giù qualche scroscio ballerino di aprile. Lo diceva la nonna: "aprile non ti scoprire, maggio non ci pensare e di giungo fa' icché ti pare".
Ti pareva, se qualcosa le poteva andare bene, alla nonna.

Di quel giorno ho frammenti, nessuna memoria certa. Mi ricordo immagini, fotografie in bianco e nero, come se fossero scappate da un album, uno di quelli con gli angoli adesivi e la carta velina, e si fossero impresse nella mia memoria. Mi ricordo tre foto.

lunedì 16 aprile 2012

Add drama


Immaginate cosa si potrebbe fare con "add fun", "add history", "add good mood" ecc ecc.

mercoledì 11 aprile 2012

Andamento lento


Ci dovevamo arrivare prima o poi. È stato un procedimento lungo, complesso. Partito da posizioni da yuppie, antifricchettone da sempre, sono salpato dal porto del mio ombelico, ho viaggiato, riflettuto e ho riattraccato trasformato in no global conservatore.

lunedì 9 aprile 2012

Frammenti di Pasqua

"Allora io vado."
Silenzio. Un bacio.
"Babbo? Io vado."
Apre gli occhi, verso la mamma.
"Hai sentito?"
Cosa? Che cosa hai sentito?
Ne parla a lei, solo a lei, come di un segreto dolcissimo e fragile.
"Ha detto Babbo..."
Ma certo che l'ho detto.
"... Ha detto Babbo: la cosa più importante."
"Io vado Babbo."
"Ciao Milano."
"Ciao Firenze... Torno tra due settimane. Va bene?"


Nessuna risposta.


Buoni frammenti di Pasqua a tutti. Da conservare in un luogo fresco e asciutto, come quelli delle uova di cioccolato.

venerdì 6 aprile 2012

Teletubbies - controindicazioni per l'uso

Ore 14,47
Un tranquillo sabato a Milano* (lo so che oggi è Venerdì e per di più Venerdì santo, ma non iniziamo a fare i precisini: prima non ho avuto tempo).
Comunque, dicevamo, facciamo finta che sia Sabato. L'aria è tersa, il sole splende, fa un caldo bestia e Albe sta facendo la guerra chimica alle blatte. Tutto bene, eccetto uno strano rumore di sottofondo. Cos'è?

mercoledì 28 marzo 2012

Case infestate



Se state pensando a poltergeist, spiriti, presenze, fantasmi, catene e passi nella notte siete fuori strada. 
Credo di aver capito come mai si usi il termine "case infestate" sia quando si parla di spiritelli che quando si parla di bestie. E dopo essermi pure presa il cazziatone da Albe perché non sapevo che cosa fossero le blatte (scusate se a Bagno a Ripoli, a casa mia, si parlava genericamente di scarafaggi e/o bestiacce), ufficialmente lo dichiariamo: abbiamo bisogno di una disinfestazione.
O forse, dopo quello che abbiamo visto ieri sera, sarebbe più corretto parlare di esorcismo.

lunedì 19 marzo 2012

Auguri babbo


Stamattina in chiesa parlavano di San Giuseppe. Un uomo mite, pacato, che ha affrontato con docilità quello che la vita gli ha posto davanti.
Stamattina in chiesa ho pensato al mio babbo. Al mio babbo che del carattere di San Giuseppe ha poco. Come me del resto.
Al mio babbo che dei miti avrebbe detto bischeri, dei pacati stupidi e dei docili pecore.
Tutti segni che mi porto addosso.
Stamattina in chiesa ho pensato a me, che sono come lui, più di quello che so.
Ho pensato: adesso lo chiamo e gli faccio gli auguri.
No, aspetta.

Manuale di estetica/1


Nel posto dove lavoro quasi tutto è esteticamente orripilante.

venerdì 16 marzo 2012

Il piacere di lavorare nell'IT/3


A volte nel nostro mondo di geek ci perdiamo nei dettagli andando a ricercare la falla del sistema. A nostra discolpa, probabilmente si tratta di un'attitudine prevedibile se si passa la giornata a ricercare bug da "fixare" (sic).

lunedì 12 marzo 2012

Dialoghi sotto la doccia / 1


Sotto la doccia sono solito cantare cori da stadio, quello che nel mio animo resta della Curva Fiesole, quando il calcio era vero, lo stadio era un'avventura ogni domenica e non la baracconata che vediamo oggi.

domenica 4 marzo 2012

Sull'altra sponda

Saschia, portavoce del movimento no TAV*, spiega ai giornalisti le ragioni della protesta.


* Tagli al vino

sabato 3 marzo 2012

Sabato mattina e il tagliando di Groupon

Sveglia antelucana.
Prendiamo la macchina per portarla a fare un tagliando comprato con groupon in zona equivoca di Milano tra viale Jenner e dintorni.

giovedì 1 marzo 2012

Presto spesa

Metodi alternativi.
Per chi come noi sostiene il ritorno alla zolla.

Isabella

Tre chili, capelli rossi e due occhi che - forse - diventeranno azzurri.
Un ospedale, 30 ore che si avvicinano all'infinito. Urla, sangue, una coperta rosa.

lunedì 27 febbraio 2012

Datemi un martello

Che cosa ne vuoi fare?!

Qualche sera fa io avrei avuto tanta tentazione di tirarlo in testa a due individui particolarmente molesti che, in un cinema vuoto, hanno fatto alzare le uniche quattro persone sedute, perché occupavano i loro posti. Due delle quattro eravamo io e mamma Tatiana.

domenica 19 febbraio 2012

Consigli per giovani sposi

Alcuni giorni fa due coppie di amici alle quali vogliamo molto bene ci hanno annunciato il loro matrimonio. Con un'esperienza che dura la bellezza di 17 (diciassette) mesi, ecco alcuni consigli che vorremmo dare a tutti coloro che si stanno per sposare:

mercoledì 15 febbraio 2012

Milano e un cielo azzurro ma non troppo


Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.
Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato.

martedì 14 febbraio 2012

Il piacere di lavorare nell’IT/2


Riunione sui test con due fornitori di sviluppo software, diciamo i più significativi in Italia. Li chiameremo A e B.
B ha preliminarmente inviato il documento chiamato testbook (2 pagine, due) a tutto il gruppo di lavoro prima della riunione nella quale è previsto di discuterne.

Comincia la riunione.
Project manager, con l'aria di chi vuol dare il via a una conversazione quasi scontata: “B ha inviato a tutti una mail con il testbook. Voi di A l’avete letto?”
A: (attimi di silenzio) “...sì, l’abbiamo letto... l’abbiamo letto ad alto livello.”

Unico dispiacere è che fossimo in conference call, così ci siamo persi di vedere dal vivo la faccia di uno che abbia letto qualcosa ad alto livello.

venerdì 10 febbraio 2012

Promozioni

È quasi San Valentino. Certa che quel povero santo si sarebbe fatto decapitare all'istante se avesse potuto vedere l'ambaradan che si scatena ogni anno per il suo onomastico, vivo la mia vita cercando di far finta che la data non esista. Ma è difficile non scontrarsi contro il 14 di febbraio. Soprattutto in palestra. Da una settimana - perché si parte per tempo - cartelloni rossi con tanti, tanti cuori riempiono le stanze del seminterrato che per semplicità chiamiamo palestra.
Sul cartellone puoi appendere dei post it (rosa) con il tuo numero di telefono e il tuo nome. Non si capisce bene che cosa dovrebbe succedere: immagino che uno peschi a caso un nome e chiami il numero. Cosa venga dopo è meglio tacerlo.
Comunque io non sono interessata. Ma ieri mi bloccano all'ingresso.
"Saschia!"
"..."
"Abbiamo un super super promozione per te."
A parte che se dici super super promozione un'altra volta, tento di suicidarmi con il tapis roulant, provo ad aggiungere "Sì, grazie del pensiero, ma vorrei far notare che ho appena rinnovato l'abbonamento per due anni..."
"Eh! Ma è una super super promozione!"
Vabbè, contro le super super promozioni che ci vuoi fare "Dimmi."
"Allora è la promozione San Valentino: 10 anni, 500 euro."
"Ma io francamente tra 10 anni spererei di non essere qui" (e di potermi permettere non dico di avere di nuovo un cavallo, ma almeno di andare a giocare a tennis).
"Ma nessun problema, puoi dividere con qualcuno: 5 e 5."
"Anche 5 anni mi sembrano un orizzonte un po' lunghino."
"Ma nessun problema, puoi venderlo!"
"Venderlo? A chi lo vendo scusa?"
"Ma cara, là fuori è pieno di gente che non vorrebbe altro!"

Mi sembra di essere in un aereo della Ryanair, dove non riesci a leggere 1, dico 1, riga di un libro senza essere interrotto da una voce metallica e ti vuole appioppare qualcosa. Inutile opporsi.
Vado a buttarmi in questo mondo entusiasmante, pieno di gente che non vorrebbe altro che un abbonamento decennale per palestra.
Vi auguro una buona giornata.

S.

lunedì 6 febbraio 2012

Aggiornamento carriera

Venerdì mattina. Approfittando del ritiro del marito, trasferta a Firenze. Quando mai mi ricapiterà di essere a Firenze il venerdì? Mai più e quindi via alla segreteria studenti per ritirare la pergamena di laurea. Speriamo sia pronta, dopo 8 anni.
Arrivo alla segreteria. Sono carica e pronta a tutto. Entro. La desolazione. Il nulla. Il nulla eccetto una specie di autovelox munito di touchscreen. Una specie di generatore di numeri, stile poste. Come se al banco gastronomia ci fossero 3 aree: salumi, formaggi, salsine&sottaceti.
Proviamoci. Scelgo sicura: scienze politiche. A questo punto si apre un ventaglio di opzioni tra cui i miei occhi selezionano subito la mia "Pergamene di laurea". Sono felicissima. La segreteria dell'Università degli Studi di Firenze al passo con i tempi! Grande università pubblica alle calcagna di quella privata. Pensando che forse avrei potuto fare sia specialistica che Master a Firenze, clicco il mio bel pulsante dedicato. "Non disponibile". Provo un'altra opzione: Certificati di Laurea. "Non disponibile". Non mi innervosisco. La terza funzionerà sicuro. Nulla. Un'altra e un'altra ancora. Non disponibile.
Il sangue mi inizia a ribollire. Incurante di quello che ho pensato pochi secondi prima, maledico l'università pubblica e postulo che la privatizzazione totale sia il bene estremo, quando una tipa mi dice:

"L'unico che funziona è AGGIORNAMENTO CARRIERE".
Provo. Funziona.
Mi metto in coda e in 10 minuti ho la mia bella pergamena in mano, firmata dall'augusto rettore. Tra me e me penso: "Vedi, sei la solita polemica... Guarda come sono efficienti".
Sto per andarmene. Solo un secondo.
"Scusa - faccio alla ragazza che lavora lì - abbi pazienza, mi diresti dove è il bagno?"
Mi guarda smarrita, come se le avessi appena chiesto di risolvermi un integrale complesso (non ho idea di cosa sia ma mi pare renda l'idea).
"Eh... non lo so."



C'è poco da aggiungere. Nella vita bisogna imparare a essere moderati nei giudizi, ma intanto se impari a sopravvivere all'Università pubblica, niente nella vita ti può più sconvolgere.


S.


PS: Se poi impari anche dove sia il bagno hai le carte in regola per fare strada.

domenica 5 febbraio 2012

Considerazioni a margine di una bufera di neve




Mercoledì sera chiacchierata con Franz all'enoteca Il Cavallante a Porta Romana. Posto carino e con selezione di vini dignitosissima, peccato che i gestori si rivelino sempre molto antipatici.
Alcune delle cose che ho imparato:
  • il friulano di Sirch è un vino che consiglierei
  • è difficile parlare di qualcosa di diverso dalle dinamiche lavorative se in ufficio ci passi almeno 10 ore al giorno (pranzo escluso)
  • Gerard Berger è la società di consulenza del momento (qualunque cosa questo significhi)
  • a Milano oggi conviene stare in affitto anziché comprare casa (ma, come si dice da tempo immemore, fra un anno i prezzi crolleranno)
  • ci sarebbe tanto bisogno della pace nel mondo
  • avere un coinquilino ti permette di attingere al suo parco cravatte garantendoti un deciso salto in avanti a livello di immagine
  • fingere spudoratamente di riconoscere la gente che ti saluta chiamandoti per nome (ma dei quali non ricordi neanche dove vi siate conosciuti) è una tattica che alla lunga paga
  • i rasta spesso guidano le M3
  • una moglie a casa in attesa che torni il marito è capace di stirare 5 camicie, 4 magliette, 1 golf, 1 felpa, 1 tovaglia e contemporaneamente commuovesi guardando Lawrence d'Arabia in lingua originale
  • guidare il motorino sul pavè quando nevica e c'è qualche grado sotto lo zero è pericoloso e c'è bisogno di affidarsi agli angeli custodi per tornare a casa integri
  • gli angeli custodi non tradiscono

giovedì 2 febbraio 2012

Regali e affini

Albe mi segnala un evento goduriosissimo, targato AIS Piemonte. Sauternes e Barsac, dolci da leggenda.
Tra i vini in degustazione Yquem del 1983, Fargues 1986, Climens del 1967, ecc ecc.
Prendo l'iniziativa.
@ Sà andiamoci. Follia ma va fatta.
@ Albe (con rumore di registratore di cassa di sottofondo) 190 euro solo di degustazione. Poi c'è da arrivarci, in Piemonte. Regalo per i miei 30 anni?
@ Sà Io il regalo per i 30 anni te l'ho già fatto.
@ Albe Allora ti faccio io il tuo in anticipo!
@ Sà Penserai mica di cavartela con 100 euro? Barbone.


E in un attimo, mi tornano in mente le parole della Vecchia, detta Highlander (la Bruna immortale), che tutte le volte che le rispondevo storta per qualche piacere che domandava, mi diceva:
"A fà di' bbene a' ciuchi, e si piglia le pedate."


È proprio vero: gli anziani sono depositari di una saggezza d'annata. Quasi come lo Chateau d'Yquem.


S.

mercoledì 1 febbraio 2012

Il criceto e la tartaruga

Dopo 3 mesi dal pagamento di un abbonamento annuale in palestra, sabato mi sono finalmente risolto a prestare il mio volto a una webcam a bassissima definizione per farmi fotografare e far figurare il mio volto (scuro e sgranatissimo) su una tesserina della 20-Hours, la catena discount dei body builder milanesi.


A fronte di un importo decisamente contenuto (frutto di abile contrattazione da parte di una moglie cammelliera), ho a disposizione una specie di enorme garage pieno di gente disposta a tutto pur di raggiungere il karma agognato dall'uomo moderno al quale si dà il nome di corpo tonico.
Faccio una rapida visita all'essenziale spogliatoio, infilo maglietta e pantaloncini Kalenji, finalmente fletto i muscoli e sono nel vuoto.
La segretaria, solerte, mi presenta l'istruttore, Aron, che mi prende subito sotto la sua ala, tra il deltoide del cobra e un bicipite grande come il mio busto.
Lo guardo, sorrido cordiale. Esordisco: "Io vorrei  correre..."
Aron mi blocca: "Certo, 10 minuti di corsa. Quindi, addominali. Crunch". Vorrei fermarlo e dirgli, che, sì, possiamo fare tutto, anche il crunch, che mi sembra una marca di schifezze per adolescenti come il Mars e il Twix, ma queste attività hanno un ranking piuttosto in basso nella mia scala di priorità. Ma non c'è tempo, mi porta con lui. Si distende sul tappetino e, concentratissimo, comincia ad agitarsi.
"Dicevamo, addominali. Prima quelli alti. 20 ripetuti 3 volte. Quindi quelli bassi" e giù che si danna a farmi vedere come dovrei fare e a dimostrarmi che lui è in grado di effettuarne 12 serie da 80 senza neanche sudare. Inebetito, annuisco.
"Poi, potenziamento pettorali. Le macchine al piano di sopra. Full body, un mese". Mi faccio coraggio. Gli spiego che il mio obiettivo non è fare del mio fisico un modello per l'umanità e che, considerato che non faccio attività fisica da luglio scorso, è già un miracolo che riesca ancora a camminare.
Aron mi fissa, deluso. "Ah, ok. La macchina per correre è là" e se ne va.


Forse ho spezzato il cuore a un instruttore. Tremo all'idea di aprire l'homepage del Corriere e venire a sapere di un certo trainer (a Milano si dice così) che si sia nottetempo impiccato a un bilanciere, sfiduciato dalla sua incapacità di essere il guru del muscolo trapezio.


In ogni caso, dal mio punto di vista, ho finalmente carta bianca per fare quello che mi pare. Tra tutti i tapis roulant per correre, scelgo quello più tattico per sostenermi il morale. A sinistra, 45enne al terzo infarto al quale il cardiologo ha intimato di fare qualche tipo di attività fisica per levarsi la soddisfazione di scavallare almeno quota 50. A destra, signore obeso che, pur camminando, suda come una bestia. In mezzo, io, mingherlino e con la massa grassa di un hipster.
Finalmente, il mondo vede la nascita di un nuovo criceto. Davanti a noi, specchi. Dietro di noi, specchi. Corro. Io e i miei compagni di viaggio, passo dopo passo per rimanere sempre nello stesso punto, ci vediamo proiettati nell'infinito, milioni di criceti come noi che corrono alle nostre spalle, milioni di criceti come noi davanti. Ognuno nel suo silenzio, nel suo infarto, nella sua obesità, nelle sue ossa. 
Accerchiato, smarrito, prendo l'iphone e mi caccio le cuffie nelle orecchie per non sentire i rantoli dei miei sodali. In modalità riproduzione causale, parto bene con un qualche successo dance dell'estate scorsa, tanta cassa allegria estate pelli abbronzate vacanze sole mojito. Non ho tenuto conto del gran caos che è la libreria musicale del mio telefono e della blasfema coesistenza tra canzoni fracassone e brani di lettura spirituale. Capita così che quando mi sto avviando a chiudere con brio il primo chilometro, parte una delle meditazioni di San Josemarìa che sono solito ascoltare quando vado a lavoro. Da quel momento, la cosa si ripete piuttosto spesso, intervallandomi Pitbull e David Guetta con "Il Cuore di Gesù, pace dei Cristiani" e passi dell'enciclica "Spe salvi" del nostro Papone BXVI. In cuor mio, mi riprometto di ovviare suddividendo le canzoni nelle due playlist "Spirito" e "Corpo" appena arrivato a casa.


La cosa bella di correre su una macchina stando fermi, è la possibilità di farsi un'idea del mondo che ci sta attorno. La palestra, in questo senso, permette di dare uno sguardo all'umanità nella sua versione più disperata. Ve lo posso confidare: ho visto esseri umani soffrire come bestie. Ho visto la sofferenza scolpita nei tratti delle persone, sfigurarne i volti, dilaniarne lo sguardo. Sforzi supremi, sfide impossibili. Tonnellate di ferro, del valore ben noto, sollevate con urla, sfidando quel grande nemico della gravità. Muscoli gonfi all'inverosimile, tendini tesi fino alla spasmo, tutto per cercare di avere un corpo perfetto.
Da un punto di vista umano, è stata un'esperienza superiore alle mie capacità di comprensione. La mia corsa di 35 minuti sul tapis roulant (oltre quanto mi aspettassi, lo confesso) è proseguita velocemente verso casa.
Ora so cosa sia il dolore. Se queste cose non le vivete non potete capire, non potete.

martedì 31 gennaio 2012

Esperienza a bassa quota

Ho scoperto che andando dall'ufficio a Bisceglie fino a casa con l'andatura a 25km/h si prende un'onda verde sconvolgente. Mai trovato un semaforo rosso.


Considerato però che la traversata è durata 40 minuti, mantengo riserve  sull'opportunità di ripetere l'esperimento in futuro.