domenica 23 ottobre 2011

Certezze

Matrimonio a Roma. Le istruzioni erano chiare: Piazza del Popolo, la chiesa con la cupola, davanti all'obelisco.
Ecco, appunto.


PS: in ogni caso, alla fine ce l'abbiamo fatta... tanti auguri a Laura e Paolo!!

venerdì 21 ottobre 2011

Un bicchiere al giorno

È noto ai più che Albe beve poco. Mi correggo: che Albe beve poca acqua (il vino lui non lo considera nemmeno come una semplice bevanda, ma non è questo il momento di parlarne).

Reduci da giorni e giorni in ospedale, finalmente anche un'autorità medica ha condannato questa brutta abitudine. Senza prezzo vedere la faccia da beagle di Albe mentre il dottore gli faceva lo stesso esatto cazziatone che gli faccio io quotidianamente sull'importanza di bere acqua e ancora più senza prezzo il suo non poter rispondere (come fa di solito con me) e incassare tutto a coda bassa!!!
Piccole soddisfazioni umane, ma che ci volete fare?
Comunque siamo d'accordo che piano piano si impegnerà a bere sempre di più.

Ieri sera torniamo a casa e io gli preparo con tutto l'amore che ho un succulento bicchiere di acqua gassatina ma non troppo (e una fetta di dolce, giusto per indorare la pillola). Il compito è piuttosto semplice: berlo prima di andare a dormire.
Io mi perdo ne "La vita è una cosa meravigliosa" di Capra, che mi tiene in piedi fino alle 2 (senza riuscire più a dormire fino alle 3,30, domandandomi - occhi fissi al soffitto - se io mai potrò scrivere una cosa del genere).

Stamattina ci svegliamo. Bacino, burro (poco, poco, tranquilli!), colazione, risate. Ordinaria amministrazione. Spolverando la libreria (anche questa, purtroppo, ordinaria amministrazione) trovo il bicchiere di acqua, intonso. Il dolce invece, nemmeno a dirlo, spazzolato.
No, vabbé, qui ci sono gli estremi per il cazziatone della mattina. Ecchèdiamine! Questa roba è salute!
Lo voglio chiamare con tono imperioso e secco "Alberto?", ma, non so perché, mi sfugge un "Amore?".

Albe arriva, con i suoi baffi nuovi da piccolo dittatore buono e mi guarda. In vestaglia, con lo straccio per spolverare e il bicchiere intonso in mano. Sorride e mi dice:
"Amore mio! Oggi abbiamo imparato una lezione. Che non è mai troppo tardi per bere un bicchiere d'acqua!"
Detto questo zompa verso di me, prende il bicchiere e lo beve tutto d'un fiato. Mi dà un bacino e torna alle sue cose.

Non è mai troppo tardi per non arrabbiarsi. Non è mai troppo tardi per rimediare.
Sarà anche un po' paraculo, ma bisogna dargli atto che ha ragione. E un certo stile.

Buon bicchiere a tutti!

S.

PS: Un ringraziamento particolare a Clarence, di cui sospetto lo zampino per avermi fatto uscire di bocca un Amore?, piuttosto che un Alberto?.

venerdì 14 ottobre 2011

Avviso per la particella di sodio

Ma secondo voi è possibile tagliarsi il palmo della mano alle 8,47 della mattina, per aprire una - apparentemente - innocua bottiglia di acqua?
Secondo me, rispolverando i miei ricordi di teoria tutela del consumatore, ci sono gli estremi per una denuncia.

S.

giovedì 13 ottobre 2011

Il mio piccolo Big Bang

Ieri ho vissuto il mio piccolo Big Bang personale e vi esorto a scoprirlo tutti, nelle vostre vite, nella vostra giornata (anche se vi sembra infinita, con una febbriciattola che si è affezionata particolarmente a voi), a lasciare che vi sconvolga, che vi scompigli un po' i capelli e che vi faccia un po' di calduccio ai piedi (beh, si parla di temperature elevate, mica da ridere!).

Tutto è partito da qui: da una discussione con la mamma sulla tecnologia.
Leggevo interessata l'articolo sugli Amish ribelli, ridendo al pensiero che questi, per farsi i dispetti, si tagliassero nel sonno barba e capelli (mio incubo costante alle elementari) e mia mamma commenta:
"Beh, questi non hanno nemmeno la televisione..."
Io commento - a voce alta - "Per quello fanno bene!"
In men che non si dica ci siamo ritrovate a discutere animatamente su nuove tecnologie e internet: la mamma arroccatissima sulla sua posizione (nonmiinteressanonlovogliosaperemeglioleggereunlibro) e io, da brava - quasi - nativa digitale che, testarda, continuavo a dirle che non si rende nemmeno conto di quello che la tecnologia possa fare per lei, che non sostituisce nessun libro, ma la arricchisce di altri servizi. Servizi che lei non vuole nemmeno sapere quali potrebbero essere, prima di dire: grazie non mi interessa. Andiamo! Si è comprata un iphone e non ha mandato mai nemmeno un sms (NDA il 90% di quest'ultima affermazione è stato dettato dall'invidia che mia mamma abbia un iphone e io un nokia scassato)!

Ieri però, proprio in uno di quei minuti uguali di tutta la giornata, uno di quelli dove non sta succedendo nulla di sconvolgente, un messaggio. Il Big Bang.
"Ciao, buon giorno come vedi ho imparato ha mandare messaggi! Con tanto punteggiatura. Un grande bacio a tutti e due"
E, un minuto dopo:
"Rileggendo ho visto un grosso errore conservalo me lo potrai sempre ricordare"

Buona giornata (e buon big bang!) a tutti!

S.

PS: Per la mamma Tati: hip hip...

martedì 4 ottobre 2011

Gadget e nuvole

Uno degli aspetti positivi di lavorare in una grossa multinazionale è poter usufurire di alcune attività di training in stile molto yankee che coniugano la formazione metodologica e la creazione di un sentimento di mission aziendale molto identitario.
Devo ammettere che possibilità del genere permettono, principalmente, di fare gruppo con altri personaggi che dal totale anonimato piombano nella tua vita perchè costretti a perseguire obiettivi comuni. L'esperienza alla fine dei conti è piacevole.
Tra le parti imperdibili dei corsi, la consegna dei gadget è però quella che genera il massimo coinvolgimento. Ricchi consulenti farebbero a manate per accaparrarsi la chiavetta USB da 512 MB con il nome dell'azienda, il blocchetto di appunti brandizzato o l'esclusivo cordone portabadge. E quando c'è di mezzo il gadget, non farne incetta è sempre una sconfitta. O molti gadget o morte.

Nell'ultima occasione che mi è capitata, avevo subito adocchiato la polo che gli istruttori sfoggiavano, tinta delle colorite sfumature aziendali. "Deve essere mia", ho pensato con la bava alla bocca. Al primo coffee break, ero già al desk a chiedere se ce ne fossero disponibili, domanda alla quale mi è stato risposto in maniera insoddisfacente (i.e. non me ne sono andato via con la polo addosso).
Al secondo giorno di training, gli istruttori hanno annunciato a sorpresa la possibilità di avere le magliette, facendone opportuna richiesta su taglia e colore alle segretarie del corso. Sulla taglia S non avevo dubbi (le spalle non mi hanno mai tradito), sul colore ho invece optato entusiasticamente per l'arancione-brillante-operaio-del-cantiere-stradale, per uscire dal dualismo blu/beige che contraddistingue il mio guardaroba. Finalmente un gadget aziendale di livello, da sfoggiare in circostanze adeguate (la vendemmia, per esempio, o la pulizia della soffitta).
Così, un paio di settimane più tardi, mi è arrivata una mail sulla posta aziendale, qualcosa del tipo "C'è un pacco per te". Eccitazione. Passo dalla sede prima di andare dal Cliente sfiammellando con Giuliano (il mio motorino).
Ritiro il pacco dall'ufficio posta. Lo palpo. Il tatto non mente. E' una polo, sicuramente. E' lei.
Strappo la parte superiore... butto l'occhio dentro. Sbircio. E' rossa. Brandendo la busta, comincio a lamentarmi e a sfogare la mia amarezza parlando tra me e me mentre butto il pacco nello zaino. Partendo da... "ma io avevo richiesto quella arancione", comincio a congetturare nel mio intimo, favoleggiando su dettagli inverosimili riguardo alla priorità che mi sarebbe stata dovuta per via della rapidità della richiesta e amenità del genere, spingendomi su ampie considerazioni sull'incapacità di alcune persone a eseguire le operazioni più semplici. Pensieri che a posteriori giudico di una meschinità senza precedenti.

Quando la sera torno a casa, recupero la busta dallo zaino e tiro completamente fuori la polo. La guardo di nuovo.
Ed ecco che d'improvviso la semplicità di un messaggio anonimo su un post-it mi fa capire che non sempre è la cialtroneria a guidare le persone, che a questo mondo non esistono solo fole di idioti e che a volte ci sono cause maggiori per cui tanti non sono dei colpevoli, ma -come me- delle vittime.


domenica 2 ottobre 2011

Vittime eccellenti / 2


Toros - Collio DOC Friulano 2008
Abbazia di Novacella - AA Valle Isarco DOC Sylvaner 2010

Se ne sono andate insieme, novelle Eurialo e Niso. Nate distanti, ma accomunate dall'essere prodotte in terre di confine, l'una in Venezia Giulia, l'altra in Alto Adige, fino all'ultimo non hanno mai abbassato la testa né hanno tradito la prima fiera impressione.
Prima Luigi, poi anche Franz a cena, a confrontarsi sulla sceneggiatura, sulla caustica comicità dei Soliti idioti e sulla tenuta delle gomme Pirelli in curva.
Giallo cristallino verso il dorato, il vino di Toros è grasso e pensoso, lungo in bocca, aromatico come sanno essere i vini di quella terra che io e Saschia amiamo tanto. Anche quest'anno 18 punti sulla guida dell'Espresso. E come dalla nostra conversazione si succedevano le più disparate divagazioni, come suole accadere tra amici, quelle per le quali non c'è bisogno di sforzassi, ma tutto scorre via tranquillo, così ci ha accompagnato un interminabile susseguirsi di profumi di frutta gialla, di miele di acacia, di ginestra e di salvia. Lo finiamo quasi subito, tanto è invitante alla beva.
Il Sylvaner ci mette del suo per tenere testa all'altro. Vino perfezionista e nervoso, quasi teutonico nella sua fattura, non regge il confronto con il precedente per struttura e mineralità. È quasi un torto scolarselo dopo il friulano -mio errore di pianificazione-, ma per fortuna siamo molto più a nord di Bolzano, fa davvero freddo e non ci sono spazi per bonarie interpretazioni , nella cantina sociale chi non lavora alla perfezione non ha spazio. Ne esce fuori un vino buono ma non impegnativo, veramente ben fatto e con un prezzo da peso medio nella grande distribuzione.
Difficile trovare difetti a questi due eroici combattenti. Uno fatto da tradizione contadina secolare, l'altro inspessito da germanica scienza. Così, mentre la serata procede, non ci mettiamo neanche di impegno a resistere a due esperienze così appaganti. Cadono uno dopo l'altro e quasi non ce ne accorgiamo.
89 punti il tocai, 82 il sylvaner.